ARCHITETTURA FUNERARIA ARCAICA: LA TOMBA DEI CAPITELLI DI CERVETERI

La tomba dei Capitelli nella necropoli della Banditaccia di Cerveteri è uno dei monumenti meglio conservati e più rappresentativi dell'architettura funeraria etrusca di epoca arcaica.

Databile verso la fine del VI secolo a.C., è situata lungo la Via Sepulcralis della necropoli, dunque in una posizione di notevole evidenza, in modo da manifestare al viandante lo status economico e sociale elevato della famiglia proprietaria. Si trova all'interno di un tumulo a pianta circolare, sormontato da una calotta di terreno di riporto.

Si entra nella camera, posta poco più in basso del piano di calpestio esterno, tramite un breve dromos, sul quale si aprono due camere minori, destinate alle sepolture degli ultimi esponenti in ordine cronologico della gens.

La tomba interamente scolpita nel banco tufaceo ha pianta del tipo "a cella tripartita", con ampio atrio trasversale e tre celle che si aprono sulla parete di fondo, alle quali si accede attraverso porte sottolineate da modanature di tipo dorico.

L'atrio presenta un soffitto ornato da finte travature lignee, che intendono riprodurre le coperture di modelli abitativi reali. Il soffitto è sostenuto da una coppia di colonne terminanti in capitelli a doppia voluta di un raro tipo definito "eolico", mentre lungo le pareti sono scolpite le klinai, ovvero i letti funebri destinati ad accogliere i corpi dei defunti, avvolti semplicemente in un sudario, senza il sarcofago. Le ridotte dimensioni dei letti funebri, non più lunghi di 1,60 cm, ci lasciano supporre che la statura del popolo etrusco fosse piuttosto bassa.

Delle tre celle che si aprono sulla parete di fondo, quella centrale era destinata alla coppia capostipite della gens e fondatrice del sepolcro, deposta su due banchine in tufo con terminale semilunato per l'uomo, e displuviato per la donna. L'occupazione della tomba procedette dalle celle di fondo, attraverso l'atrio, fino ad occupare per ultime le due camere che si aprono nel dromos, a testimonianza dell'uso secolare che ne è stato fatto dalla famiglia titolare, rimasta anonima.

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