L'ARCO DEGLI ARGENTARII AL FORO BOARIO

Questo piccolo passaggio architravato, presso la chiesa di San Giorgio al Velabro, fu offerto dai banchieri e mercanti del Foro Boario alla famiglia imperiale dei Severi. L'"arco" aveva agli inizi del III secolo d.C. la funzione di porta monumentale di ingresso alle piazza del Foro Boario. Al di sotto passava una strada oggi quasi scomparsa, forse la conclusione di una diramazione del Vicus Jugarius proveniente dal Foro Romano. Si tratta quindi di una porta, che scandiva un passaggio o monumentalizzava un ingresso, di dimensioni non certo eccezionali; è costruita in marmo bianco, formata da un semplice architrave riccamente ornato e recante l'iscrizione dedicatoria; l'architrave poggia su due piedritti, uno dei quali, quello verso sud, venne incorporato nel 683 nel fianco della chiesa di San Giorgio al Velabro, costruita da Papa Leone II, che ne ha obliterato parzialmente la decorazione. Tuttavia una tale sistemazione probabilmente ne ha favorito la conservazione fino ad oggi.

Il piccolo passaggio non è ricordato dalle fonti antiche; le notizie sulla sua costruzione, finanziata per iniziativa privata dalle corporazioni di banchieri del Foro Boario, che probabilmente avevano ricevuto benefici particolari dall'imperatore Settimio Severo, ci vengono quindi solo dall'iscrizione sul lato sud: venne innalzato tra il 10 dicembre 203 e il 10 dicembre 204, in onore degli imperatori Settimio Severo e Caracalla, del Cesare Geta, dell'imperatrice Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, di Flavia Plautilla, moglie dal 202 di Caracalla, e del prefetto del pretorio (padre di Plautilla e suocero di Caracalla) Gaius Fulvius Plautianus. Ma la porta reca anche la traccia delle travagliate vicende di quel periodo storico all'interno della stessa corte imperiale: infatti, i nomi di Plautianus, di Geta e di Plautilla appaiono cancellati per effetto della damnatio memoriae, a seguito della loro cacciata o violenta uccisione.

La porta è decorata da una fitta trama lavorata a forti chiaroscuri: i rilievi principali si trovano nella parte interna e rappresentano la famiglia imperiale nell'atto di offrire un sacrificio, Settimio Severo e Giulia Domna con il piccolo Geta (scalpellato) nel pilastro orientale e Caracalla con la moglie Plautilla (scalpellata) in quello opposto. All'esterno i soggetti sono invece costituiti da prigionieri barbari trascinati da soldati: il tutto è contornato da vittorie e ghirlande intagliate nel marmo come un merletto, piuttosto sovrabbondanti, con l'inserimento di altre figure, come Ercole con la clava, un Genio con capo turrito, ghirlande, figure simboliche del culto, soggetti di repertorio: tutto crea un'atmosfera molto mossa con un'enorme ricchezza di chiaroscuro e una sorta di horror vacui che pervade tutte le superfici. La porta doveva essere completata da strutture murarie oggi non più esistenti, nelle quali essa stessa si inseriva, come dimostra la decorazione, limitata alla sola faccia anteriore, e la lavorazione non completata delle cornici dei pilastri e della base.