COLLE AVENTINO VISITA GUIDATA

COLLE AVENTINO VISITA GUIDATA

APPUNTAMENTO: DOMENICA 29 OTTOBRE 2023, H 10,30: IN PIAZZALE UGO LA MALFA VICINO AL MONUMENTO DI GIUSEPPE MAZZINI. DURATA: 1,45 H. LA GUIDA E' RICONOSCIBILE IN LOCO DAL CARTELLO ROMA BELLA.

PRENOTAZIONE: OBBLIGATORIA VIA WHATSAPP dott.ssa Vittoria Morandi Tarabella cell. 3396798106, chiamando il n. tel. 0661661527 (attivo tutti i giorni h 8-20) o mail a: inforomabella@virgilio.it

Il colle Aventino è il più meridionale dei Sette Colli di Roma ed è anche quello più vicino al fiume Tevere. Secondo le fonti, i primi insediamenti risalgono all'epoca del re Anco Marcio, questi vi avrebbe trasferito gli abitanti di alcune località da lui distrutte (es. Ficana, Medullia e Politorium). Il colle, in seguito, acquisirà una connotazione soprattutto mercantile, frequentato da stranieri ed esterno al pomerio (l'area sacra inviolabile che delimitava la città). Al tempo di Servio Tullio venne edificato il Tempio di Diana (VI secolo a.C.) che nelle intenzioni avrebbe dovuto sostituire quello di Aricia e diventare così il santuario federale dei latini. Il Tempio di Diana sarà seguito dal Santuario di Cerere, Libero e Libera (nel 493 a.C.), edificato come ex voto dopo la Battaglia del Lago Regillo, legato al mondo plebeo e divenuto il più importante dell'Aventino.

In età Imperiale il colle perse la sua dimensione popolare e divenne lussuoso luogo residenziale. I ceti popolari si spostarono più a sud, verso Testaccio, e sulla sponda destra del fiume (Trastevere). Oltre agli edifici residenziali, l'Aventino vide anche la costruzione di vari complessi termali (Terme Surane e soprattutto le Terme Deciane) Del periodo imperiale il colle Aventino non conserva moltissimo a causa del feroce saccheggio di Alarico operato nel 410 durante il Sacco di Roma.

Da un punto di vista storico, l'Aventino è rimasto famoso per la secessione del 1924 quando 123 deputati della Repubblica abbandonarono l'aula per protesta in seguito alla scomparsa del socialista Giacomo Matteotti. L'evento fu legato al nome dell'Aventino in quanto era su questo colle che i plebei si rifugiavano nei momenti di crisi con l'aristocrazia patrizia.


Il percorso sul colle inizia dal Circo Massimo, un luogo che fin dall'antichità è stato teatro di incontri, sia commerciali che di carattere agonistico. Sempre in questo luogo, secondo le fonti antiche sarebbe avvenuto il Ratto delle Sabine.

Lungo 600 e largo 140 m, il circo raggiunse al tempo di Traiano una capienza di 250.000 spettatori che ne farà il più grande edificio per spettacoli mai costruita nella Roma Antica. la facciata esterna aveva tre ordini di cui solo la prima, inferiore, era ad arcate. La cavea poggiava direttamente su strutture in muratura. Il circo ospitava sotto le arcate anche attività commerciali e anche lupanari.

All'interno del circo si svolgevano le corse dei carri con dodici quadrighe (cocchi con quattro cavalli) che dovevano fare 7 giri intorno alla spina centrale tra le due mete.

La spina del circo era riccamente decorata da statue, due obelischi (gli attuali Flaminio e Lateranenese), edicole, tempietti e sette uova e sette delfini in terracotta pieni d'acqua che venivano utilizzati per contare i giri della corsa. I dodici carceres erano disposti sul lato corto rettilineo verso il Tevere e durante le gare si aprivano simultaneamente.

Durante il Medioevo il circo fu parzialmente utilizzato dalla famiglia Frangipane che vi realizzò la torre del Molino o della "Moletta visibile nel settore orientale. E' così chiamata perché un tempo qui vi erano dei molini, abbattuti nel 1943, che sfruttavano l'acqua di un torrente, la Marrana, oggi scomparso. In quell'occasione si decise di abbattere tutte le strutture medievali per riportare in luce l'antico circo ma l'entrata in guerra fece accantonare l'iniziativa.

Lasciato il Circo Massimo imbocchiamo Via di Valle Murcia e raggiungiamo il Roseto Comunale. Istituito nel 1931 su decisione del governatore di Roma Francesco Boncompagni, il roseto era origine collocato sul Colle Oppio e aveva circa 300 piante. Il sito venne distrutto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1950 il Comune di Roma in accordo con la comunità ebraica decise di ricreare il roseto nell'area attuale, precedentemente occupata da un cimitero ebraico (da cui il nome "ortaccio degli ebrei"). Attualmente il roseto ospita circa 1100 diverse specie di rose: nel settore più grande sono ospitate le varietà storiche, dall'antichità all'età moderna e contemporanea, nel settore piccolo troviamo invece le nuove varietà appena create che partecipano al "Premio Roma". Tra le varietà presenti nel roseto ricordiamo la Rosa Chinensis Virdiflora, dai petali color verde, la Rosa Chinensis Mutabilis, che cambia colore con il passare dei giorni, e la Rosa Foetida, caratterizzata da un cattivo odore.


Attraverso Via di Santa Sabina raggiungiamo il parco Savello, un luogo che nel gergo popolare è ormai noto come Giardino degli Aranci per via delle numerose piante di aranci ivi presenti. Il parco si estende all'interno di un'area un tempo occupato da un fortilizio della famiglia Savelli, realizzato tra il 1285 e il 1287.

L'attuale giardino fu realizzato nel 1932 dall'architetto Raffaele De Vico dopo che si era deciso di trasformare il precedente orto dei padri domenicani in una sorta di luogo di passeggio con belvedere sulla città, sul modello di quelli allora già esistenti (Pincio e Gianicolo). Il giardino presenta un viale al centro che conduce al belvedere intitolato a Nino Manfredi dopo la sua morte avvenuta nel 2004. La piazza centrale del parco è invece intitolata all'attore romano Fiorenzo Fiorentini che durante la sua carriera ha spesso utilizzato il Giardino degli Aranci per la sua stagione teatrale. Sul muro esterno del parco, poco distante dalla Basilica di Santa Sabina, in Piazza Pietro d'Illiria si trova una fontana costituita da un mascherone marmoreo proveniente da una precedente fontana realizzata da Giacomo della Porta smontata nel 1816.


Adiacente al Giardino degli Aranci si trova la Basilica di Santa Sabina, una delle meglio conservate dell'architettura paleocristiana, risale al V secolo d.C. Fu fondata da Pietro d'Illiria e costruita tra il 422 e il 432 sotto il pontificato di papa Celestino I. La costruzione avvenne sulla domus della matrona romana Sabina, poi fatta santa. La chiesa fu eretta nelle vicinanze del Tempio di Giunone Regina di cui la chiesa ha riutilizzato le 24 colonne interne. Secondo alcuni studiosi tuttavia le colonne e gli stipiti delle porte provengono dalle Terme Surane, anch'esse situate nelle immediate vicinanze. Nel IX secolo l'edificio fu inglobato nel Palazzo Imperiale di Ottone III e nel XIII secolo papa Onorio III l'affido' ai Domenicani. Mantenne il suo aspetto pressoché inalterato fino al XVI secolo quando Domenico Fontana e poi Francesco Borromini la restaurarono aggiungendo elementi barocchi. La Legge Siccardi portò alla soppressione dei monasteri e la chiesa divenne un lazzaretto. Nei primi anni del XX secolo fu oggetto di interventi da parte dell'architetto Antonio Munoz il quale, in due fasi (1914-19 e 1936-37) la riportò alle forme originali rimuovendo buona parte delle aggiunte di epoca barocca. La chiesa, preceduta da un atrio, presenta una facciata nella quale troviamo inglobati diversi frammenti marmorei e tracce di affreschi. Di rilievo è il portale con battenti il legno di cipresso con 28 riquadri raffiguranti storie del Vecchio e del Nuovo Testamento e nei quali si segnala una primissima rappresentazione della Crocifissione.

L'interno è a tre navate con cleristorio separate da colonne di reimpiego provenienti, come detto, dal Tempio di Giunone (o dalle Terme Surane). In controfacciata si trova un'epigrafe mosaicata fiancheggiata da due figure femminili allegoriche (l'ecclesia dei gentili e quella degli ebrei). Il soffitto ligneo è del 1936. La schola cantorum, ricostruita nel 1936 utilizzando frammenti tardo antichi e alto medievali, presenta lastre marmoree con motivi vegetali e animali. Nel catino absidale trova posto un affresco di Taddeo Zuccari raffigurante Cristo sul monte circondato dagli Apostoli del 1560. Lungo la navata destra è visibile il monumento funebre del cardinale Auxia realizzato da Andrea Bregno nel XV secolo dove è degna di nota l'iscrizione posta sull'arcata ("per vivere dopo morto, visse come colui che ogni giorno è in procinto di morire") Lungo la navata sinistra si apre la Cappella di Santa Caterina da Siena del 1671. Quest'ultima presenta sull'altare maggiore una tela del Sassoferrato raffigurante la Madonna con Bambino tra San Domenico e Santa Caterina mentre la volta con la Gloria di Santa Caterina e Santi è di Giovanni Odazzi (inizio del XVIII secolo).

Un altro luogo di culto troviamo lungo il percorso. Si tratta della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio. La chiesa fu fondata nel VIII secolo ma completamente ricostruita nel XIII per volere di papa Onorio III e oggetto di alterazioni successive (nel XVI e nel XVIII secolo). Del periodo romanico la chiesa conserva il campanile, il portico e una porzione del pavimento cosmatesco. Tra i monumenti di rilievo presenti al suo interno ricordiamo il monumento funerario di Eleonora Boncompagni Borghese (principessa di Piombino) del 1696, collocato lungo la navata destra. Nel transetto destro è invece conservata l'icona della Madonna dell'Intercessione (detta "Madonna di Sant'Alessio") , databile tra il XII e il XIII secolo che, secondo la tradizione, sarebbe stata portata a Roma da Sant'Alessio dopo il suo viaggio in Oriente.

All'inizio della navata sinistra si trova la Cappella dedicata a Sant'Alessio dove si conserva un frammento (poco più di un metro) di quella che, secondo la tradizione, sarebbe la scala sotto la quale il Santo avrebbe dormito negli ultimi anni della sua vita.

E concludiamo il nostro percorso sul Colle Aventino con la Villa del Priorato dei Cavalieri di Malta.

Il complesso comprende la Villa del Priorato, detta anche Villa Magistrale ed è la sede storica del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta, storico ordine religioso nato al tempo delle Crociate.

Il sito era in origine occupato da un monastero benedettino edificato nel 939 che passo' poi ai Templari e successivamente, dopo la loro soppressione, agli Ospitalieri di San Giovanni. Il complesso attuale è il risultato degli interventi effettuati tra il XV e il XVII secolo. Nel 1765 papa Clemente XIII affidò a Giovanni Battista Piranesi la ristrutturazione della piazzetta con i trofei militari, allusioni alle imprese dei cavalieri di Malta. All'interno del complesso si trova anche la Chiesa di Santa Maria del Priorato, anch'essa restaurata e decorata con stucchi dal Piranesi del quale la chiesa conserva anche il monumento funebre. (testo a cura del Dott. Luca Di Cocco)

La visita termina davanti alla Villa del Priorato alle ore 18,45 circa.

La visita guidata è gratuita. La tessera di Socio (€15) si fa in loco, vale 12 mesi e consente di prendere parte gratis a un numero illimitato di attività culturali.