L'ANIO VETUS (272 a.C.)

Sesto Giulio Frontino pone la data di inizio della costruzione dell'Anio Vetus (Aniene Vecchio) nell'anno 481 di Roma (272 a.C.); esso fu finanziato dal Senato con il bottino della guerra contro Pirro. Fu denominato "vecchio" solo quando, secoli dopo, fu costruito il parallelo Anio Novus. L'acquedotto prendeva origine dall'Aniene, più precisamente al km 47.500 della via Tiburtina, nel tratto di fiume sotto il convento dei Frati Francescani di San Cosimato.

In questo punto il fiume scorre dentro una gola profonda dalle pareti verticali, dove nel punto di larghezza minima fu realizzato il muro di sbarramento che permetteva la captazione di parte dell'acqua del fiume. La presa dell'acquedotto avveniva sulla riva sinistra del fiume e vi si manteneva fino in città. Frontino nel suo trattato lo pone a venti miglia di distanza dall'Urbe, mentre in realtà il luogo si trova a 30 miglia romane circa.

Lo speco era realizzato in opera quadrata di tufo e la copertura era triangolare, formata da due lastre di pietra calcarea. Parallelamente a questo e sulla destra dell'Aniene, correva un altro canale che aveva origini dal fiume stesso, e che forniva acqua esclusivamente all'abitato di Tivoli. Passando presso Tivoli, l'Anio Vetus deviava verso sud e raggiungeva la via Prenestina. Ancora oggi in questo tratto di percorso si possono vedere le imponenti strutture dell'acquedotto al Ponte della Mola di San Gregorio e al Ponte Lupo. Quindi l'acquedotto si avvicinava alla via Latina e la seguiva fino al quarto miglio da Roma, corrispondente all'incirca alla zona della odierna Tor Fiscale.

Successivamente si dirigeva verso Porta Maggiore, nella località detta ad spem veterem, entrando in città con lo speco tutto sotterraneo. L'acqua captata dall'Anio Vetus, a causa delle caratteristiche idrologiche del fiume, non giungeva in città sempre limpida; nonostante questo era distribuita in quasi tutti i quartieri di Roma. Essendo il suo livello più basso di quello degli altri acquedotti, non veniva miscelato con le altre acque, che pertanto non risentivano delle modeste caratteristiche organolettiche dell'Anio Vetus. Per quanto riguarda la portata, calcolata agli inizi dell'estate, Frontino ci dice che l'acquedotto conduceva a Roma 2111 litri di acqua al secondo (= 4398 quinarie), ovvero 182.517 metri cubi al giorno.

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