L'AQUA TRAIANA (109 D.C.)

L'Aqua Traiana (poi Paola), con l'acquedotto Vergine e il Felice (o Alessandrino), è uno degli acquedotti ripristinati nel Cinquecento, e la sua costruzione è citata da pochissimi scrittori antichi, essendo Sesto Giulio Frontino morto intorno al 104 d.C. Nel 1830 fu rinvenuto un cippus di questo acquedotto, con iscrizione del 109 d.C., nella sua posizione originale, a circa un terzo di miglio prima dell'incrocio tra la via Clodia con la via Cassia, sulla sinistra della strada moderna in direzione di Roma.

Varie sorgenti rifornivano l'acqua Traiana sul lato occidentale del lago di Bracciano. Esse venivano da tre direzioni diverse. Dal lato dove ora si trova Oriolo, in una località chiamata Fonte del Giugnale, sgorgavano sette sorgenti che sono ancora oggi abbondanti, raccolte in diversi bacini chiamati Pisciarello, Spineta e Greca. Altre ancora formano una diramazione verso Bassano, ai piedi del Colle di Santa Maria, dove cinque sorgenti emergevano del Fonte Cerasaro; altre due sono sopra il fosso della Spina; quattro entravano nella stessa valle e si riunivano nella cisterna di fronte a Trevignano; tre si congiungevano nella diramazione della Ferriera ed ora sono aumentate a cinque. Al Bottaccio, sulla via Clodia, che corre attorno al lago di Bracciano, tutte e tre le diramazioni delle sorgenti sopra menzionate si decantavano nel bacino di fronte a Trevignano.

L'acquedotto segue il tortuoso pendio delle colline intorno al lago. La sua parete esterna appare per circa 10 m al di sotto del moderno acquedotto. Circa un miglio a sud-est della stazione ferroviaria di Cesano, l'acquedotto passa con un bel ponte sopra il fiume Galera, o Fosso di Cesano. Questo è indicato in modo convenzionale nella pianta di Eufrosino della Volpaia, che mostra tre archi in rovina e tracce di un quarto sulla riva sinistra del ruscello, tra questo e la strada da Anguillara a Galera. L'acquedotto poi gira a sud ed è seguito dalla ferrovia, finché raggiunge la via Clodia, fra il 12º e di 13º miglio antico da Roma.

Da qui lo specus è costretto ad un percorso sotterraneo, dovuto all'innalzamento del terreno; successivamente gira per seguire la via Trionfale. Dall'Osteria del Pigneto segue il lato orientale della strada, passando poi sotto la Aurelia Nova. Segue poi il lato orientale di via Torre Rossa e successivamente gira a sud-est lungo il lato nord della ex Via Tiradiavoli, così chiamata della leggenda che affermava che la carrozza di Donna Olimpia fosse qui inseguita dal diavolo, congiungendosi con la via Aurelia e la via Tedesca. Dopo aver attraversato questa strada, si mantiene sul suo lato sud, restando visibile sia lungo la strada che nel giardino della villa Doria-Pamphili. L'ultimo tratto del suo canale è visibile nel punto in cui la via Aurelia sale una piccola collina vicino all'ingresso della villa. Un tratto è stato ritrovato nel 1912, durante i lavori di scavo delle fondazioni dell'Accademia Americana a Roma, appena all'interno di Porta San Pancrazio. Il tratto trovato è lungo 26 m ed è accessibile dalla cantina dell'edificio.

Attualmente l'acquedotto, ripristinato agli inizi del XVII secolo da papa Paolo V Borghese, alimenta sia la grande fontana sul Gianicolo, sia quella in Piazza Trilussa, un tempo collocata sulla riva opposta del fiume, accanto all'ex Ospizio dei Centopreti.