PIAZZA SAN PIETRO, SINTESI DELL'ARCHITETTURA BAROCCA A ROMA

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Oggi, il visitatore che si dirige a piedi verso la basilica da Via della Conciliazione, ha dell'insieme una visione frontale. Per ottenere l'ampio rettifilo, aperto per l'Anno Santo del 1950 dall'architetto Marcello Piacentini, si sacrificò la Spina di Borgo, un gruppo di caseggiati che chiudevano l'apertura di Piazza San Pietro. Questa soluzione, già ipotizzata dallo stesso Bernini, pur con un intervento meno drastico e con la chiusura visiva della piazza per mezzo di un terzo braccio di colonnato, se privilegia la veduta da lontano della facciata e della cupola, sminuisce quell'effetto di improvvisa, grandiosa accoglienza che doveva affascinare visitatori e fedeli che si trovavano immersi nella grande piazza dopo essere usciti da strade piccole e strette.

Un'impressione ben sintetizzata nelle memorie del viaggio in Italia di Lady Sidney Morgan, nel primo ventennio dell'Ottocento: "Le strade che portano direttamente a San Pietro mostrano di tanto in tanto un palazzo imponente ma devastato, confuso tra edifici ignobili, le cui facciate di marmo sono sfigurate dalla biancheria stesa: un forte odore di sapone rivela un'attenzione alla pulizia oggi visibile a Roma solo nel vapore schiumoso che esce dalle finestre delle lavandaie nelle strade più belle. Quando si sono attraversate queste strade sconfortanti, la Piazza San Pietro in Vaticano si offre allo sguardo meravigliato, apparendo ancora più stupefacente nel contrasto della sua bellezza e della sua magnificenza con le immagini povere e ripugnanti che l'hanno preceduta".

Prima della sistemazione di Gian Lorenzo Bernini, la piazza appariva priva di forma, ingombra da diversi edifici e non adatta ad accogliere degnamente chi si recava a venerare la tomba dell'Apostolo Pietro e la residenza del suo Vicario. Si aggiunga che il grande spazio non era riparato dal sole e dalla pioggia e durante le cerimonie solenni, nel tragitto che dai Palazzi Apostolici portava alla basilica, era necessario preparare di volta in volta una serie di passaggi coperti da tende. Sin dall'inizio del suo pontificato Alessandro VII sentì la necessità di creare un nuovo accesso, più decoroso e funzionale. Tra il 1656 e il 1667, Bernini realizzò questa originale sistemazione dell'area antistante la nuova basilica. La piazza venne articolata in due parti: lo spazio ovale compreso tra i due emicicli di quadruplici file di colonne con capitello tuscanico raccordate da una trabeazione piatta, e la distesa a pianta trapezoidale segnata dai due bracci orizzontali che, partendo dai colonnati, divergono leggermente e raggiungono gli estremi della facciata. La piazza acquista così maggiore respiro mentre la facciata, allontanata dal grande ovale grazie ai bracci che sembrano più corti di quanto non siano, risulta più equilibrata e quasi rimpicciolita da questo effetto illusionistico. Il porticato, nello stesso tempo, vive della propria articolazione dinamica e appare come la dilatazione di un cerchio, teso tra i due contenitori laterali.

I colonnati, realizzati a tre corsie, con 284 colonne di ordine dorico e 8 pilastri in travertino, sono uniti da una semplicissima trabeazione e insieme ai due bracci dritti, sono coronati da una serie di 140 statue di santi alte 3 metri e da 6 grandi stemmi Chigi. Per evitare le disarmonie che la soluzione curvilinea poteva presentare e nello stesso tempo per organizzare prospetticamente la piazza, Bernini dispose radialmente le quattro file di 284 colonne, di cui aumentò gradualmente il diametro, riuscendo così a mantenere invariate le relazioni proporzionali tra gli spazi e le colonne anche nelle file esterne. Grazie a questo accorgimento lo spettatore viene indotto a raggiungere i dischi di porfido ai lati dell'obelisco, da cui può vedere in tutte le parti dell'emiciclo più vicino solo le prime colonne, le più interne, mentre le altre vengono ad allinearsi perfettamente dietro le prime. La piazza si organizza così su tre centri che si oppongono dialetticamente mettendo in gioco i sistemi scenografici che da ciascun centro dipendono. Con una ragionata intuizione, Bernini espose il tema che stava alla base della sua concezione del colonnato, descrivendolo come le braccia della Madre Chiesa, che accolgono e invitano tutto il mondo, anche i non credenti: "...essendo la chiesa di San Pietro quasi matrice di tutte le altre doveva haver'un portico che per l'appunto dimostrasse di ricevere à braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gli Heretici per riunirli alla Chiesa, e gli Infedeli per illuminarli alla vera fede". Una metafora espressa con un esercizio tecnico ma allo stesso tempo artistico, che scatta in una movimentata spettacolarità teatrale, non appena si tenta di controllare visivamente l'immenso spazio. Il diametro maggiore della piazza misura 240 metri, ben 52 in più rispetto alla lunghezza dell'asse maggiore del Colosseo.

Prima di giungere alla risoluzione del progetto, Bernini preparò 3 modellini in legno e tela: il primo, costruito tra il marzo e l'aprile del 1657, a grandezza naturale ed a unica corsia che suscitò immediate critiche e indusse il papa a richiederne un secondo, a doppia corsia, concluso lo stesso anno. Nonostante nuovi dubbi, la posa della prima pietra di fondazione avvenne il 28 agosto 1657. Cinque giorni dopo l'inizio dei lavori Bernini presentò una terza modifica, approvata personalmente da Alessandro VII senza il parere della Congregazione della Reverenda Fabbrica e che definì il porticato nella forma attuale. Era l'ultima decisione, che preferiva la sostituzione dell'ordine dorico al corinzio, e la disposizione delle colonne su quattro file, con una corsia centrale con volta a botte più ampia e due passaggi laterali con soffitti cassettonati per i pedoni. Tra il 1659 e il 1660 si confezionò il terzo modellino, largo 5 metri e mezzo, scolpito in noce e con 50 statue di santi in cera, alte 8 centimetri. Le statue erano opera di Lazzaro Morelli, scultore che ebbe poi grande rilievo nella decorazione definitiva.

La sistemazione di Piazza San Pietro, terminata in 10 anni dal 1657 al 1667, se contribuì ad indebolire enormemente le finanze delle casse pontificie, rimane la più scenografica realizzazione architettonica della Roma Barocca. Bernini, bilanciando la sua effervescente fantasia con una equilibrata vena classica mai rinnegata e qui rappresentata dal più semplice degli stili antichi, è risuscito a donare al Cristianesimo un epicentro ideale e fisico. In tempi moderni, anche dopo le modifiche allo svolgimento delle liturgie, la funzione di centro di irraggiamento della dottrina della Chiesa svolta dalla piazza si rinnova con l'appuntamento domenicale dell'Angelus, colloquio con i fedeli inaugurato da Giovanni XXIII Roncalli e proseguito dai suoi successori.

L'OBELISCO, LE FONTANE ED IL SAGRATO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO

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