IL PERIODO DELLA DECADENZA: LA TOMBA DEI CARONTI NELLA NECROPOLI DEI MONTEROZZI

La Tomba dei Caronti nella Necropoli dei Monterozzi di Tarquinia appartiene ad un orizzonte cronologico tardo, tra il III ed il II secolo a.C., un'epoca di pieno declino della civilità etrusca.

L'ipogeo, interamente scavato nel banco calcareo del pianoro della necropoli, ha forma irregolare e consta di due livelli, quello superiore destinato alle cerimonie in onore dei defunti, e quello inferiore riservato alle sepolture.

Vi si accede attraverso un dromos di discesa molto inclinato e dall'andamento curvo, dovuto alla presenza di altre camere ipogee più antiche nelle immediate vicinanze. La tomba fu individuata e scavata negli anni Sessanta del Novecento, ed ha restituito un corredo funerario piuttosto povero, costituito per lo più da ceramica da mensa di uso comune.

Le pareti di entrambi gli ambienti non sono levigate ma lasciate grezze, in alcuni punti addirittura non finite, e le fosse per le sepolture sono ricavate direttamente nel masso. La decorazione pittorica è limitata solo ad alcuni settori della camera superiore, in modo particolare sono rappresentate 3 finte porte, con battenti lignei e borchie ornamentali, che alludono ad altrettanti ingressi al mondo ultraterreno.

Le porte sono fiancheggiate da figure di demoni tipiche dell'oltretomba così come era immaginato dal popolo etrusco in questo periodo tardo: non più sontuosi banchetti ultraterreni, tra danze, musica e divertimento sfrenato come vediamo nelle tombe del VI-V secolo a.C., ma un aldilà popolato da orride figure di demoni che minacciano le anime con i loro pesanti magli. Si percepisce una sorta di pessimismo e di visione negativa del futuro nell'arte funeraria di questo periodo, legati certamente alle vicende storiche che di lì a poco vedranno l'Etruria perdere la sua identità e confluire rapidamente nell'orbita del potere nascente di Roma.

Anche l'esecuzione artistica ne risente e si adegua: non troveremo più raffinati cicli pittorici affidati alla cura di maestranze greche, ma sommarie esecuzioni da parte di maestranze locali limitate alle parti più importanti delle tombe, presso le porte o in corrispondenza delle singole sepolture, su chiazze di intonaco di bassa qualità dove il disegno si fa approssimativo, a larghe pennellate e "a macchia di colore", segno della perdita della capacità tecnica del periodo arcaico e della decadenza dell'età della romanizzazione.

Nella tomba dei Caronti troviamo le figure dei Charun, ovvero i demoni dell'oltretomba mediati dal mondo greco, ma qui molto cambiati: mostruose figure dalle carni bluastre, segno della decomposizione delle carni, vigilano gli ingressi all'aldilà. Osserviamo il Charun "huths" ovvero il "guardiano della porta", il Charun "chunchulis" ovvero il "traghettatore di anime", e Vanth, il corrispettivo femminile del Charun, con analoghe funzioni: atterrire le anime dei defunti, rendendo l'immagine dell'oltretomba ancora più spaventosa.

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