L'ACQUEDOTTO CLAUDIO (52 D.C.)

I lavori dell'Aqua Claudia iniziarono nel 37 d.C., o 38 d.C. secondo alcuni storici moderni. Anche la datazione della inaugurazione è incerta: Frontino tuttavia afferma decisamente che l'acquedotto fu inaugurato nell'anno 805 di Roma, corrispondente al 53 d.C. La data accettata comunemente per l'inaugurazione è il 1 agosto del 52 d.C., genetliaco dell'Imperatore Claudio.

L'acquedotto fu iniziato da Caligola (37-41 d.C.), probabilmente insieme all'Anio Novus, quando 7 acquedotti sembravano insufficienti agli accresciuti bisogni dell'Urbe. Nella biografia di Claudio, che portò a compimento la loro edificazione, Svetonio afferma: "[Claudio] realizzò opere molte e grandi, piuttosto che necessarie".

L'acquedotto, che distribuiva acqua in tutte le 14 regiones di Roma, era alimentato dalle fonti Albudina, Curzia e Cerulea, vicine tra loro, e saltuariamente dall'Augusta, più a monte. La Curzia e la Cerulea sono identificate oggi con la Seconda e Prima Serena sulla via di Subiaco, al km 61 della via Valeria, presso le sorgenti della Marcia. Nel suo tracciato verso la città, l'acquedotto, in un primo tratto dalle sorgenti, si manteneva sulla riva destra del fiume Aniene, ad una quota maggiore della Marcia. Attraversava il fiume presso Vicovaro, su un doppio ordine di enormi arcate, parzialmente superstiti, che forniscono l'idea dell'originaria grandezza.

Sotto il convento dei frati francescani nella gola di San Cosimato è conservato perfettamente un tratto dello speco, che ancora custodisce incrostazioni di calcio sulle pareti e sul fondo. Da qui l'acquedotto prosegue parallelo all'Anio Vetus, all'Anio Novus e alla Marcia, sin nelle vicinanze di Vicovaro e Castel Madama. All'altezza di San Gregorio, superato il monte Affliano, sottopassa L'Anio Novus e avanza con questo fino alla zona di Ponte Lupo. A nord di Gallicano si perdono le tracce del canale sino alle piscine del VII miglio.

Ben 130 archi, che raggiungono l'altezza di 17 metri, per una lunghezza complessiva di 1 km e 100 metri, caratterizzano ancora il paesaggio della campagna romana nel tratto tra Capannelle e il Casale di Roma Vecchia. La struttura portante è realizzata in opus quadratum con grandi conci di peperino (Lapis Albanus) collegati con grappe di metallo. Le dimensioni dello speco sono di m. 1,10 × 1,79. Presso Tor Fiscale la Claudia interseca due volte la Marcia, di quota inferiore, delimitando quella zona che fu utilizzata dai Goti nel 537 d.C. come accampamento fortificato, e che fu chiamata Campus Barbaricus. I due spechi, della Claudia e dell'Aniene Nuovo, che dalle piscine procedevano già sovrapposti, passavano insieme sulla c.d. Porta Maggiore, il punto terminale a Roma, scavalcando la via Labicana e la via Prenestina nella località detta ad spem veterem. La portata dell'Aqua Claudia, come riferisce Frontino, era di 4607 quinarie, ovvero 2211 litri al secondo, per un totale di 191.190 metri cubi giornalieri.

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