TEATRO E PIAZZALE DELLE CORPORAZIONI

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TEATRO. Costruito alla fine del I secolo a.C., il Teatro di Ostia è un chiaro esempio di propaganda imperiale augustea. Luogo di divertimento e di aggregazione sociale, l'edificio, simbolo della magnificenza dell'Impero, arricchì la città anche da un punto di vista del decoro urbano. Ampliato sotto Commodo e restaurato da Settimio Severo, è ancora oggi in uso per spettacoli teatrali. Ci troviamo davanti ad un tipico esempio di Teatro romano, non appoggiato ai fianchi di una collina come i Teatri greci, ma sostenuto da poderose arcate e volte rampanti, in grado di sopportare il peso dell'enorme struttura e di accogliere all'interno dei portici tabernae, magazzini e cisterne.

L'ingresso principale alla cavea si apre sul lato verso il Decumanus Maximus ed era riservato agli spettatori illustri del Teatro, come i Duoviri che governavano la colonia di Ostia, l'ordine senatorio, gli Equites, gli ospiti stranieri di riguardo. Il corridoio di accesso loro riservato era decorato da magnifici stucchi policromi, di cui oggi rimangono alcuni lacerti che ci lasciano solo intravedere lo splendore originario. Lungo il perimetro esterno si aprono quattro ripide gradinate, dette Vomitoria, che davano accesso separato alla plebe indirizzandola verso la parte più alta della cavea. I posti a sedere in blocchi di peperino, oggi ricostruiti per due terzi della loro originaria estensione, arrivavano ad accogliere nel III secolo d.C. circa 4000 spettatori.

Ai lati del palcoscenico si aprivano le Parodoi, ingressi riservati agli attori. La scena era ornata frontalmente da un basso muro in laterizio articolato in nicchie, contenenti statue a scopo ornamentale. Nell'orchestra, a pianta semicircolare, trovava posto il Coro che accompagnava la rappresentazione e dialogava con gli attori sul palcoscenico. Dietro la scena si ergeva un muro in blocchi di tufo che chiudeva agli spettatori la vista al piazzale retrostante il teatro ed esibiva una magnifica decorazione marmorea, di cui rimane il ricordo in alcune maschere teatrali, un tempo policrome, oggi collocate (fuori della posizione originaria) all'estrema sinistra.

Le tragedie e commedie tradizionali derivate dal mondo ellenistico che originariamente venivano rappresentate, furono soppiantate nel corso del tempo da generi più popolari e affini al gusto romano, come farse, satire e mimi, generalmente a soggetto mitologico, ed addirittura Tetimimi ovvero giochi d'acqua organizzati nello spazio dell'orchestra, che occasionalmente poteva venire allagata, diventando una vera e propria piscina (Colimbreta).

PIAZZALE DELLE CORPORAZIONI. L'ampio piazzale (un tempo porticato) dietro il teatro, oggi noto come Piazzale delle Corporazioni (nome moderno), fu costruito in epoca augustea per le attività direttamente connesse agli spettacoli: serviva infatti come luogo di sosta, svago e riparo dalla pioggia per gli spettatori. A partire dall'età di Claudio (I secolo d.C.) fu progressivamente trasformato in un centro di attività commerciali, data anche la vicinanza ai moli sul Tevere. Intorno al piazzale a pianta rettangolare furono aperte 64 Stationes, ovvero uffici commerciali dove avvenivano le contrattazioni, gestiti dai Navicularii di Ostia, le compagnie di navigazione che gestivano il trasporto delle merci lungo il fiume alla volta di Roma. Le compagnie erano iscritte a ordini professionali (Collegia) e si occupavano del trasporto di ogni tipo di merce necessaria alla vita quotidiana della capitale dell'Impero: principalmente grano proveniente dalle Provincie conquistate, ma anche legname, olio proveniente dalla Baetica (Spagna occidentale), schiavi, animali per i giochi del Colosseo, marmi pregiati e altri generi di consumo. Dai mosaici pavimentali collocati di fronte a ciascuna Statio, possiamo farci un'idea molto dettagliata delle attività che qui venivano svolte: gli Stuppatores Restiones commerciavano cordame e ormeggi per imbarcazioni, i Navicularii Lignarii trasportavano la legna, il Corpus Pellionum era una corporazione che si occupava della concia delle pelli, mentre esisteva addirittura una compagnia di tuffatori che avevano il compito specifico di immergersi in apnea nelle acque del porto, per recuperare gli oggetti preziosi affondati con le navi durante i frequenti naufragi.

Al centro del Piazzale si trovano i resti di un Tempio dedicato a Cerere, divinità delle messi, dell'abbondanza e protettrice anche del commercio, alla quale si offrivano sacrifici propiziatori prima di intraprendere una rischiosa navigazione, o come ringraziamento per la felice conclusione di un accordo commerciale. Dai testi riportati nei mosaici pavimentali apprendiamo che molte di queste compagnie di Navicularii erano straniere: da Alessandria d'Egitto, da Cartagine, da Karalis (antica colonia punica oggi corrispondente a Cagliari), dalla Gallia Narbonensis, dalla Mauretania.