IL FANTASMA DI MASTRO TITTA, IL BOIA DEI PAPI

Si dice che il fantasma di Mastro Titta, il boia più produttivo nella storia (al secolo Giovanni Battista Bugatti, 68 anni di onorata carriera, dal 1796 fino al 1864) ami passeggiare, alle prime luci dell'alba, intabarrato nel mantello scarlatto che il ruolo richiedeva, presso i luoghi dove eseguiva le sentenze, ossia ai Cerchi (nei pressi di Santa Maria in Cosmedin), in Piazza del Popolo e, soprattutto, nelle vicinanze di Ponte Sant'Angelo.

Si racconta che, talvolta, offra una presa di tabacco a coloro che incontra, così come era solito fare con i condannati, poco prima delle esecuzioni. La tabacchiera di Mastro Titta, così come il suo mantello rosso, sono conservati al Museo Criminologico del Palazzo del Gonfalone.

A Roma, dai primi anni dell'Ottocento e fino a che è esistita la pena di morte, Mastro Titta divenne sinonimo di boia. L'uomo eseguiva il suo compito con disincanto, che è poi il tradizionale atteggiamento dei romani verso la vita. Un personaggio talmente presente nell'immaginario da ispirare persino una filastrocca per bambini: sega sega Mastro Titta, 'na pagnotta e 'na sarciccia, una a me, una a te, una a mammeta che 'so tre!

Tutti i carnefici dei papi hanno abitato sulla riva destra del Tevere non lontano da Castel Sant'Angelo e dal Vaticano. A loro era vietato l'ingresso nel centro della città (boia nun passa ponte, si diceva a Roma), tranne quando doveva avvenire una esecuzione, che normalmente aveva luogo sull'altra sponda del fiume. Per questo quando si diceva "Mastro Titta passa ponte", significava che prima di sera la testa di qualcuno sarebbe rotolata in un paniere.

(testo a cura di A.Toso Fei, Misteri di Roma, Venezia 2012)