STANZE DELL'INCENDIO DI BORGO (1514-1517) E DI COSTANTINO (1517-1524).

STANZA DELL'INCENDIO DI BORGO (1514-1517)

Con la scomparsa di Giulio II della Rovere il programma decorativo dell'appartamento pontificio non si fermò: Leone X Medici, rinnovando l'incarico a Raffaello, lo invitò ad affrescare una nuova camera. La volta, sotto Giulio II, era stata dipinta da Perugino che vi rappresentò l'Eterno, il Cristo, gli Angeli e la Santissima Trinità. Il ciclo delle pareti è svincolato da quello del soffitto perché Leone X fece trasformare in sala da pranzo la stanza in cui Giulio II aveva collocato il Tribunale e l'antica stanza della Segnatura, con il seggio posto sotto la allegoria della Misericordia e della Giustizia. Papa Leone X, al contrario, volle concentrare la narrazione sui fatti salienti del pontificato dei due predecessori con lo stesso nome, Leone III (795-816) e Leone IV (847-855), i quali naturalmente furono interpretati alla luce delle vicende attuali.

Così l'Incendio di Borgo, allude alla funzione del Pontefice che estingue gli incendi della guerra e stabilisce una nuova pace nel nome dell'Eterno. La scena infatti si ispira a un episodio del Liber Pontificalis secondo cui Leone IV avrebbe sedato le fiamme che minacciavano la Basilica di San Pietro con la sola preghiera. Il papa e la basilica sono rappresentati nello sfondo, ma ad essi si affianca la citazione letteraria, ispirata all'Eneide, della fuga di Enea con il padre Anchise e il figlio Ascanio da Troia in fiamme. Raffaello realizzò lo straordinario gruppo di sinistra che rappresenta l'eroe greco con il padre sulle spalle e il figlioletto accanto. Ancora una volta però Leone X voleva che si alludesse ai fatti di Francia cui rimandò pure la scena della Incoronazione di Carlo Magno avvenuta a Roma per mano di Leone III che ha i tratti di Papa Medici, mentre il sovrano ha il volto del Re Francesco I di Valois (1515-1547). A differenza dell'Incendio di Borgo, in gran parte eseguito da Raffaello in persona, quest'ultimo e gli altri affreschi, ovvero la Giustificazione di Leone III (allusione al fatto che il papa debba rendere conto del suo operato solo davanti a Dio) e la Battaglia di Ostia (che celebra la vittoria di Leone IV contro i Saraceni invasori) furono eseguiti dalla bottega di Raffaello su disegni del Maestro. L'affresco della parete orientale raffigura Leone IV che respinge con successo gli invasori sul litorale romano, ma storicamente parlando, nell'846 i Saraceni riuscirono ad arrivare effettivamente fino a Roma, depredando le basiliche di San Pietro e San Paolo e profanandone altari e tabernacoli. Il saccheggio dei due templi maggiori della Cristianità comportò l'edificazione, per volontà dello stesso Leone IV tra l'848 e l'852, delle Mura Leonine, erette a protezione della Basilica di San Pietro.

STANZA DI COSTANTINO (1517-1524)

La realizzazione di questa sala proseguì dopo la morte di Raffaello nel 1520, grazie alle capacità artistiche ed organizzative di Giulio Romano.

Essa è dedicata alla vittoria del Cristianesimo sul paganesimo e all'affermazione del primato della Chiesa romana, con evidenti richiami alla delicata situazione politica contemporanea.

Così, sulla grande parete meridionale della sala campeggia la Battaglia di Ponte Milvio, nella quale Costantino sconfisse Massenzio (28 ottobre 312). L'opera, su disegno di Raffaello, fu eseguita da Giulio Romano, cui si deve anche la Apparizione della Croce a Costantino sulla parete est. Il Battesimo di Costantino, invece, di deve a Giovan Francesco Penni (1488-1528) che lo ha ambientato nel Battistero Lateranense ed ha attribuito a papa Silvestro I (314-335) il volto di Clemente VII de' Medici, come pure nella Donazione di Roma sulla parete nord, il Penni dipinse Silvestro con il volto di Clemente VII. L'episodio in cui l'imperatore Costantino fece dono a Silvestro I della città di Roma e dei territori pertinenti, fondando il potere temporale del Vescovo di Roma, in realtà è un clamoroso falso storico, del quale non esiste alcuna testimonianza, come dimostrò già l'umanista Lorenzo Valla nel 1440. I pontefici di casa Medici ignorarono deliberatamente tale confutazione, concludendo tutto il ciclo storico degli appartamenti pontifici a celebrazione del Papato proprio con questa scena trionfale, ambientata all'interno della Basilica di San Pietro.

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