LA BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME

APPUNTAMENTO: SABATO 16 DICEMBRE 2023, H 15,30, ALL'INGRESSO DELLA BASILICA: 1 H. LA GUIDA E' RICONOSCIBILE DAL CARTELLO ROMA BELLA.

PRENOTAZIONE: OBBLIGATORIA VIA WHATSAPP dott.ssa Vittoria Morandi Tarabella cell. 3396798106

La basilica paleocristiana di Santa Croce in Gerusalemme è stata ricavata all'interno di un grande ambiente rettangolare, forse atrio del palazzo imperiale noto come Sessorium, che fu costruito, tra il 180 e il 211 d.C., nella zona alle pendici orientali del Celio. La trasformazione in basilica cristiana avvenne sotto l'imperatore Costantino, come si desume dalla biografia di papa Silvestro contenuta nel Liber Pontificalis, probabilmente ispirato dalla madre Elena che aveva scelto il Sessorium quale sede della sua residenza romana, essendo molto vicina al Laterano. Si procedette, quindi, alla chiusura delle porte del lato breve est dell'aula imperiale, per l'aggiunta dell'abside. In quella occasione o in un momento di poco successivo, si pensò probabilmente di tamponare anche le grandi arcate inferiori, di cui era dotata l'aula rettangolare del complesso imperiale. Alla luce di questa ricostruzione, avvalorata dal rinvenimento, tra le tamponature, di materiale del IV secolo, non ha più ragion d'essere l'ipotesi di vedere nel corridoio adiacente al lato lungo meridionale una sorta di navata laterale. Esso è stato infatti interpretato da Margherita Cecchelli come un passaggio scoperto contiguo alla basilica. L'aula, inoltre, venne divisa in tre settori trasversali mediante setti murari che, nella parte inferiore, si impostavano su tre arcate sorrette da coppie di colonne. Tale suddivisione non ha riscontro in alcuna basilica cristiana, ma è simile a quella della contemporanea basilica di Massenzio. Il complesso comprendeva probabilmente un portico adiacente al lato settentrionale che proseguiva in facciata e anche un piccolo vano, retrostante l'abside, la cosiddetta Cappella di Sant'Elena, ritenuto anche Cubiculum dell'Imperatrice. Questo ambiente era provvisto di due porte che immettevano nella basilica, di una che conduceva in un ambiente absidato attiguo ad esso, e di un'ultima apertura scoperta nella parete perimetrale sud, a sinistra della quale era addossata una sepoltura. E' riemersa inoltre, nel vano absidato contiguo alla Cappella di Sant'Elena, parte di una vasca circolare rivestita di lastre di marmo bianco come nei battisteri di San Crisogono e Santa Cecilia a Trastevere. Tale ambiente originariamente con funzione termale ricevette nel IV secolo una destinazione battisteriale.

La denominazione originaria della basilica è Hierusalem e tale nome, rimasto fino agli inizi dell'XI secolo, attestava la presenza di reliquie cristologiche provenienti dalla Città Santa di Gerusalemme, ricordate anche nel Liber Pontificalis. Esse furono sistemate in parte nella cosiddetta Cappella di Sant'Elena, in parte al centro della grande abside, al cui interno fu custodita probabilmente la reliquia principale della Santa Croce. Si spiega così anche la particolare divisione interna della basilica, legata alla necessità di creare un ampio spazio davanti all'abside accessibile ai pellegrini, che in tal modo avevano la possibilità di venerare le memorie dei luoghi santi. L'edificio di culto, che si avvicinava anche alle soluzioni dei complessi martiriali della Terra Santa, divenne il primo centro intramuraneo di venerazione delle reliquie di Cristo, dove si celebravano le liturgie della IV Domenica di Quaresima e del Venerdi Santo. Una basilica così concepita non poteva essere solo una cappella palatina, come riteneva il Krautheimer, fruita solo dalla famiglia imperiale, in quanto ciò ne avrebbe ridotto notevolmente il significato e l'incidenza nello spazio cristiano dell'Urbe.

La basilica ricevette il titolo cardinalizio da papa Gregorio I, nel 523; nonostante fosse ubicata alla periferia di Roma, divenne importantissima meta di pellegrinaggio, proprio grazie all'enorme importanza storica delle reliquie che custodiva.

Papa Lucio II nel XII secolo trasformò la chiesa secondo lo stile romanico: furono realizzate tre navate, fu aggiunto il transetto, il chiostro (in seguito demolito) e il campanile in laterizio. Degli 8 piani originari del campanile si possono oggi osservare solo gli ultimi 4, con finestre monofore e bifore, alcune delle quali tamponate nel XIV secolo. Il campanile ha tre campane: due sono di Simone e Prospero De Prosperis (1631), la terza è più recente e risale al 1957.

Nel Medioevo la basilica fu meta di pellegrinaggi, in particolar modo di tipo penitenziale. Il Venerdì Santo i papi stessi percorrevano a piedi scalzi, in segno di penitenza, la strada che collega la Cattedrale di San Giovanni in Laterano (presso cui i papi risiedevano all'epoca) alla basilica di Santa Croce per venire ad adorare la reliquia della Croce di Gesù. Questa tradizione è poi stata ripresa dal Messale Romano e integrata nella Liturgia del Venerdì Santo, che prevede un momento di adorazione della Santa Croce.

Durante la cattività avignonese, tuttavia, la chiesa cadde in totale abbandono. Lo stato di degrado, esclusi i limitati restauri di Urbano V nel XIV secolo, ebbe fine solo nel XVIII secolo, con l'avvento di papa Benedetto XIV che era particolarmente legato a Santa Croce, in quanto prima dell'elezione al soglio pontificio ne era stato il cardinale titolare. Il papa commissionò i lavori agli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini (1740-1758), ai quali dobbiamo la attuale facciata in travertino, concava, ripartita da lesene con luminose finestre collocate al di sopra degli ingressi minori e il grande ovale al di sopra del passaggio centrale.

Nel 1798 la basilica fu saccheggiata dai soldati francesi durante l'invasione napoleonica, e furono rubati i preziosi reliquiari d'oro che custodivano i frammenti della Croce, il chiodo e le spine. Gli attuali reliquiari, risalenti al 1804, sono opera di Giuseppe Valadier.

Nel 1870, dopo la breccia di Porta Pia e la caduta dello Stato della Chiesa l'intero complesso di Santa Croce in Gerusalemme fu confiscato e incamerato nei beni dello Stato italiano, e non fu mai restituita alla Santa Sede. Ai monaci fu concesso di restare ad abitare nel monastero annesso e officiare le Sante Messe nella basilica, ma, per alcuni decenni, parte del monastero venne utilizzata come caserma. La basilica e l'intero complesso di Santa Croce sono a tutt'oggi proprietà dello Stato italiano.