PIETRO PERUGINO E LEONARDO DA VINCI NELLA PINACOTECA VATICANA
Pietro Vannucci detto il
PERUGINO
MADONNA COL BAMBINO E SANTI, 1496
Tempera su tavola, cm 193 x 165
Pinacoteca - Sala VII
Conosciuto principalmente come il primo maestro di Raffaello, Perugino fu in realtà un artista di grande successo, come testimoniano le numerose commissioni che gli giunsero non solo dall'Italia, ma anche dalla Francia e dalla Spagna. Per far fronte a queste pressanti richieste, l'artista organizzò con piglio imprenditoriale due botteghe, una a Firenze e una a Perugia. La Madonna con il Bambino e Santi, nota anche come Pala dei Decemviri, fu commissionata dai Priori di Perugia per la cappella del palazzo pubblico.
Eseguita tra la fine del 1495 e il 1496, in origine comprendeva un coronamento che raffigurava Cristo Morto (oggi nella Galleria Nazionale dell'Umbria). La scena è ambientata in una architettura prospetticamente ineccepibile, che ha il suo punto focale nella Madonna. La copertura delle volte a crociera e i pilastri esili e slanciati consentono all'edificio di svilupparsi verso l'alto e di lasciare intravedere il paesaggio assolato e ampi scorci di cielo in lontananza.
Il tema del dipinto è una Sacra Conversazione. Con questo termine si indica la iconografia della Madonna col Bambino, generalmente assisa in trono, con a fianco due o più santi. Qui essi sono riconoscibili, piuttosto che per lo strumento del loro martirio, dai simboli che alludono al ruolo svolto in seno alla Chiesa. In primo piano a sinistra è San Ludovico, arcivescovo di Tolosa, con il pastorale, a destra San Lorenzo, vestito da arcidiacono. Alle loro spalle i due Santi protettori di Perugia, Ercolano e Costanzo, che indossano la mitria vescovile. Il pittore ha firmato l'opera in un punto ben visibile e di grande importanza sia compositiva che simbolica: sul gradino del trono della Madonna, sul quale si trova, come una finta iscrizione, l'epigrafe latina "Hoc Petrus de Chastro Plebis pinxit" (Pietro di Città della Pieve ha dipinto questa opera). La Madonna con il Bambino e Santi è un esempio delle sue composizioni pacate e solenni che ottennero un grande successo in quanto rispondevano nel modo più adeguato alle pratiche di visualizzazione interiore dei manuali di orazione, diffusissimi alla fine del Quattrocento, che richiedevano come supporto immagini con figure e luoghi non troppo caratterizzati.
LEONARDO DA VINCI
SAN GIROLAMO, 1482 ca.
Olio su tavola, cm 103 x 75
Pinacoteca - Sala IX
La mancanza di notizie certe sul nome del committente, sul luogo e la data di esecuzione, hanno alimentato l'aura di fascino e mistero che circonda il dipinto, lasciato da Leonardo allo stato di abbozzo. Dopo una apparizione agli inizi dell'Ottocento tra i quadri della pittrice Angelica Kauffmann, del San Girolamo si persero le tracce sino a quando, secondo la tradizione assai romanzata, sarebbe stata rinvenuta la tavola divisa in due parti, l'una a distanza di qualche anno dall'altra. La prima parte, corrispondente alla metà inferiore, si dice che fungesse da coperchio nella bottega di un rigattiere, mentre la seconda parte, con la testa del santo penitente, sarebbe stata utilizzata come ripiano per lo sgabello di un calzolaio. Solo nel 1856, per volere di Papa Pio IX, la tavola è entrata a far parte della Pinacoteca Vaticana. Nel 374 Girolamo, in seguito a un sogno, prese la ferma decisione di ripudiare lo studio della letteratura pagana che tanto aveva ammirato; si ritirò nel deserto per espiare i propri peccati e si consacrò allo studio dell'ebraico e dei testi biblici. Le iconografie più diffuse di San Girolamo sono due e diversissime tra loro: come penitente nel deserto e come dotto nel suo studio. Leonardo presenta san Girolamo penitente nel deserto della Calcide, che diventa un fantasioso paesaggio di picchi rocciosi.
Il santo viene mostrato seminudo, il volto scavato dal lungo digiuno, pronto a percuotersi violentemente il petto. Vicino a lui si staglia la sagoma di un leone, dalla zampa del quale secondo una tradizione priva di fondamento, Girolamo avrebbe estratto una spina. Per ringraziarlo di questo gesto l'animale sarebbe rimasto fedelmente al fianco del santo, tanto da diventarne l'attributo caratteristico nelle raffigurazioni pittoriche. Nel dipinto lasciato allo stato di abbozzo San Girolamo è sicuramente la figura a cui Leonardo dedica maggiore attenzione, a riprova degli interessi dell'artista nei confronti dello studio anatomico e fisionomico. In alto a sinistra, l'occhio è condotto verso un paesaggio lontano tipicamente leonardesco: una serie di picchi avvolti in una nebbia azzurrina che ne sfuma i contorni. L'osservazione costante della realtà e delle sue manifestazioni aveva insegnato a Leonardo che la lontananza e la luce alterano i contorni e i colori degli oggetti. Per poter riprodurre tale fenomeno, egli aveva elaborato una soluzione pittorica che si basava sullo sfumato, sulla creazione di ombre sottilissime e avvolgenti.
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