GLI ACQUEDOTTI ROMANI DI TRASTEVERE

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Un ulteriore sviluppo del quartiere di Trastevere si ebbe con la costruzione degli acquedotti Alsietino (2 a.C.) e Traiano (109 d.C.). L'acqua Alsietina proveniente dal lago di Martignano a nord di Roma non era comunque di buona qualità e fu principalmente impiegata per alimentare la grande Naumachia di Augusto che si trovava nella zona della odierna piazza San Cosimato. Nemmeno l'acqua Traiana proveniente dal Lacus Sabatinus (lago di Bracciano) era potabile, tanto che era utilizzata per alimentare la Naumachia di Traiano presso l'odierna Piazza Cavour.

La costruzione dei due acquedotti, tuttavia, ebbe una notevole importanza anche per quanto riguarda le numerose attività industriali e artigianali del Trastevere. Si pensi ad esempio agli stabilimenti dei conciatori di pelli (coraria), o ai mulini del Gianicolo, funzionanti ad acqua, nei quali si lavorava la maggior parte del grano della città. Gli acquedotti rimasero in funzione fino al VI secolo, quando durante le guerre gotiche furono tagliati per la prima volta costringendo così la città alla resa.

Inizierà allora quel lento, costante abbandono delle zone alte da parte della popolazione per avvicinarsi sempre più al Tevere, che assieme ai pozzi doveva fornire l'acqua necessaria alla vita e alle attività del quartiere. Soltanto con Papa Paolo V Borghese (1605-1621), già cardinale titolare di San Crisogono, venne riportata l'acqua nel rione mediante il ripristino dell'acquedotto Traiano.

Nel periodo del suo massimo sviluppo tra il III e il IV secolo il Trastevere, che costituiva la regione più grande e popolata di Roma, conteneva edifici di ogni tipo, di carattere pubblico, privato e commerciale. Dai Cataloghi Regionari, redatti nei primi anni del IV secolo, apprendiamo che si contavano ben 78 vici (divisioni dei quartieri che prendevano nome dalla via che li attraversava) contenenti 4405 insulae, dove risiedeva la maggioranza degli abitanti; 90 domus (abitazioni a carattere unifamiliare), 22 magazzini (horrea), 86 terme private (balnea), 180 fontane (lacus), e 23 forni (pistrina). Tra gli edifici minori si ricordano un Balneum Ampelidis Prisci et Dianes, una località detta Caput Gorgonis, un'altra detta Coraria Septimiana, cioè la sede del Corpus Corariorum, da individuarsi forse nei pressi della basilica di Santa Cecilia. In Trastevere alloggiavano inoltre entro appositi Castra, i Lecticarii ossia i portatori di lettighe.

Anche la comunità cristiana, al pari ad esempio di quella ebraica e di altri nuclei di origine orientale, trovò nel Trastevere, a causa del suo carattere periferico e cosmopolita, l'ambiente adatto per il proprio sviluppo e per l'esercizio dell'attività di culto. Dopo un lungo periodo di vita clandestina, durante il quale i seguaci del Cristianesimo non disponevano di luoghi stabilmente destinati all'esercizio del culto e delle altre attività necessarie alla vita della comunità stessa, i cristiani dietro vita tra il III e il IV secolo ad importanti centri titolari, disposti lungo le due maggiori vie della regione, la Portuense e l'Aurelia, sui quali verranno costruite le basiliche di San Crisogono, Santa Cecilia e Santa Maria in Trastevere.