IL GHETTO DI ROMA, LA PIU' ANTICA COMUNITA' EBRAICA D'ITALIA

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Quella di Roma e la comunità ebraica più antica d'Italia, visto che vi sono notizie della presenza di ebrei sulle rive del Tevere fin dal 159 a.C. Fu alla metà del '500 che, sul modello del ghetto veneziano, ma con un significativo inasprimento delle restrizioni, papa Paolo VI Carafa decise di relegarli in un'area ristretta della città. Gli ebrei erano costretti a indossare un cappello o un altro indumento di colore blu, dovevano tornare entro le alte mura del loro malsano quartiere due ore dopo il tramonto (che diventava un'ora soltanto tra Pasqua e Pentecoste), senza poter più uscire per nessun motivo fino al sorgere del sole.

Nella vicina chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, ma anche a San Gregorio della Divina Pietà, e a Santa Maria del Pianto, fino alla fine del Settecento gli ebrei erano costretti alcune volte l'anno, il sabato, ad ascoltare le prediche obbligatorie propinate loro dai Gesuiti, allo scopo di convertirli. Una scocciatura indubbiamente, che i figli di Abramo riuscivano a sostenere con l'aiuto di tappi di cera, che si mettevano nelle orecchie per non ascoltare i sermoni.

Ancora oggi, sopra la porta della piccola chiesa di San Gregorio della Divina Pietà, a destra della Sinagoga dando le spalle al Tevere, una lapide riporta in latino ed ebraico un brano di Isaia che si scaglia contro il popolo ebraico: "ho teso tutto il giorno le mani verso un popolo ribelle che cammina per una strada non buona seguendo i propri pensieri, un popolo che mi muove continuamente a sdegno".

San Gregorio della Divina Pietà è chiamata dai romani San Gregorietto, per via delle sue dimensioni ridotte. Vi si trovava la Congregazione degli Operai della Divina Pietà, che aveva il compito di assistere con discrezione nobili e borghesi che, caduti in disgrazia, non avevano nemmeno il coraggio di chiedere un aiuto. Sul fianco destro della chiesa c'è ancora una buca per le offerte sulla quale sta scritto "elemosina per povere onorate famiglie e vergognose".

Rapire bambini ebrei e battezzarli forzatamente era purtroppo una pratica abbastanza diffusa che, iniziata in epoca medievale, si è protratta almeno fino al 1800. Assieme a questa forma così violenta di cristianizzazione è sempre esistita poi la volontà di convincere gli ebrei a convertirsi, in cambio di denaro o di speciali privilegi. Uno dei casi più celebri, che sfiora la leggenda, è quello rappresentato dalla famiglia Pierleoni, che già attorno al Mille abitava sull'isola Tiberina. La conversione permise ai Pierleoni di ascendere ai più alti gradi della gerarchia cittadina, ma anche di quella della Chiesa. Un Pierleoni di antiche origini ebree fu perfino nominato antipapa nel 1131 con il nome di Anacleto II, in opposizione a Innocenzo II. (tratto da: A.Toso Fei, Misteri di Roma, Venezia 2012).