IL COMPLETAMENTO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO SOTTO PAPA PAOLO V BORGHESE NEL XVII SECOLO

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Paolo V Borghese, eletto nel 1605, decise di affrontare la definitiva demolizione di quanto restava dell'antico tempio e accelerare il completamento del nuovo. La questione più urgente in quel momento era concludere la fabbrica e innalzare la facciata. Si rinunciò alla pianta a croce greca, sia perché il gusto dell'epoca suggeriva una diversa concezione degli spazi, sia per le non soddisfatte esigenze liturgiche dell'impianto michelangiolesco. Inoltre, il progetto di un quarto braccio frontale a croce greca, rivolto verso oriente, si era dimostrato insufficiente perché non avrebbe permesso di includere nelle nuove cappelle laterali l'intera superficie della basilica costantiniana consacrata da Papa Silvestro. Per individuare un nuovo architetto responsabile dei lavori, nel 1607 fu bandito un concorso al quale parteciparono i nomi più insigni del tempo, da Giovanni Fontana e Girolamo Rainaldi a Domenico e Carlo Fontana, Ludovico Cigoli e poi ancora Flaminio Ponzio, architetto del papa, Niccolò Braconio, Orazio Torriani e Giovanni Antonio Dosio. Risultò però vincitore Carlo Maderno da Bissone (Lugano).

Sulla base del progetto prescelto, tra l'aprile e il novembre del 1607 Giuseppe Bianchi da Narni costruì un modello ligneo che comportò una considerevole spesa. Nonostante le numerose critiche rivolte a Maderno, ben sintetizzate nella durissima frase del teorico Francesco Milizia che lo definì "il più gran reo di lesa architettura", l'architetto operò cercando di conciliare le precise disposizioni ricevute dalla Congregazione della Reverenda Fabbrica con l'edificio michelangiolesco ormai ultimato.

Il 7 marzo 1607 fu benedetta la prima pietra di ricostruzione, nel settembre dello stesso anno Paolo V approvò il modello e a partire dall'ottobre successivo, in una complicata sequenza progettuale e costruttiva, in parte dovuta ai cambiamenti di opinione della committenza, ebbero inizio i lavori di demolizione di quanto rimaneva dalla antica basilica. Scomparvero cappelle, altari, oratori, tra cui quello famoso di Giovanni VII con i preziosi mosaici dell'VIII secolo, il portico con gli antichi affreschi, l'atrio con le tombe papali e imperiali, la Loggia delle Benedizioni e il Campanile. Per esplicito volere di Paolo V, quanto era sopravvissuto dei monumenti sepolcrali doveva essere collocato nelle Grotte, un ambiente ancora angusto e basso sino all'anno 1939 dopo il quale, restaurato e rialzato, è divenuto luogo di visita e di preghiera ai monumenti dei pontefici defunti. I frammenti che non si conservarono in Vaticano furono donati a chiese esterne o ad importanti prelati, favorendone così la dispersione. Con incessante alacrità, alla distruzione seguì quasi immediatamente, anzi spesso contemporaneamente, la ricostruzione. Dopo aver avviato lo scavo di fondazione della facciata, nel novembre 1609 si attivò il cantiere per la costruzione del collegamento tra la facciata e il corpo centrale cinquecentesco, l'attuale navata, con l'edificazione nel 1612 delle due cappelle maggiori, quella del SS. Sacramento già iniziata nel 1607 e poi sospesa, e quella del Coro.

Sempre nel 1612, anno di inaugurazione della facciata nel suo principale ordine inferiore e nella struttura muraria generale, si realizzò l'armatura della volta nell'atrio e l'aula superiore. Nel 1614 fu voltata l'immensa superficie che copre l'interno della navata, nella quale si aprirono le grandi finestre. Nell'anno successivo si pose mano alla decorazione a stucco.

Nel 1615, su progetto di Maderno, iniziarono i lavori nell'area della Confessione e nello stesso anno fu demolito il muro divisorio fatto erigere da Paolo III nel 1538. La Domenica delle Palme, la basilica si presentò per la prima volta nella sua veste completamente rinnovata, in attesa dei futuri abbellimenti progettati in massima parte da Bernini. Nel 1617 si riedificarono le scale del sagrato e nel 1619 furono montate le porte nell'Atrio. Il 19 giugno dello stesso anno, Orazio Censore da Ancona concludeva per l'entrata principale mediana i lavori di adattamento sulla porta di Antonio Averulino detto il Filarete, già nella basilica costantiniana, che divenne così una delle principali testimonianze della continuità fra l'antico e il nuovo San Pietro.

Alla sua morte, il 28 giugno 1621, Paolo V orgogliosamente consegnava ai suoi concittadini il massimo tempio della Cristianità terminato nelle strutture esterne e già avviato nella decorazione interna.

(testi di Alfredo Maria Pergolizzi)

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