IL COLLE PALATINO CON LA CASA DI LIVIA

IL PALATINO E LA CASA DI LIVIA - NUOVA APERTURA

APPUNTAMENTO: DOMENICA 22 DICEMBRE 2024, H 10 DAVANTI ALLA BIGLIETTERIA DEL FORO ROMANO IN LARGO DELLA SALARA VECCHIA N. 6, ALL'INCROCIO TRA VIA CAVOUR E VIA DEI FORI IMPERIALI. DURATA: 2 H. LA GUIDA E' RICONOSCIBILE IN LOCO DAL CARTELLO ROMA BELLA. I BIGLIETTI VANNO ACQUISTATI SUL SITO DI COOPCULTURE

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Rustica semplicità quella delle capanne di Romolo, oggi solo fori nel terreno destinati a sorreggere tetti di frasche e di fango. Vicino, la cisterna di pietra, aperta in alto con lo scopo di riempirsi di acqua piovana.

Sul Palatino aleggia la storia più antica di Roma, come e più che nel Foro Romano.

Ecco nel settore chiamato Germalus la casa di Ottaviano Augusto, dove entrò sposa Livia Drusilla, già moglie di Tiberio Claudio Nerone e già madre del futuro Imperatore Tiberio. In questa casa Augusto ascoltò i versi di Virgilio e pianse sulle tragedie precoci dei suoi giovani successori mai saliti al trono. Qui maturò la decisione di punire gli amori lascivi della figlia Giulia, mentre, ipocondriaco e amante di tante matrone romane, non si faceva scrupolo di strapparle nei sontuosi banchetti ai mariti compiacenti o sottomessi.

Qui, sul versante nord del colle, i Palazzi di Tiberio e dei Flavi videro le congiure ordite nei criptoportici e nelle stanze più remote; i pugnali colpire senza pietà, e Caligola soccombere immerso in un lago di sangue.

Mai luogo fu tanto importante, tanto ambìto, e al tempo stesso temuto, da chi, dopo averlo raggiunto, non poteva desiderare che andarsene.

Il Palatino, luogo mitico della nascita di Roma in un giorno di primavera alla metà dell'VIII secolo a.C.

Qui la lupa allattò all'ombra di un fico i gemelli di origine divina, e qui si può vedere il Syracusas, lo studiolo segreto di Ottaviano Augusto, eretto sul modello di quelli dei tiranni di Sicilia (da cui il nome) e ispiratore di quelli rinascimentali, come a Firenze quello di Palazzo della Signoria per Cosimo il Vecchio. Il mondo lasciato di fuori, per consentire agli uomini più potenti del passato una serena riflessione o un sonno ristoratore.

Intanto, poco distante dalle capanne romulee, nel tempio della Magna Mater i sacerdoti di Cibele e di Attis si autoeviravano con una sanguinosa cerimonia e poi assumevano indole e modi femminei, che talvolta andavano a minare la tradizionale virilità dei giovani romani. Questa corruzione dei costumi così precoce si riflette nel graffito blasfemo di Cristo nel Pedagogium, dove l'autore ignoto mostra di non aver compreso né da quale parte stava la verità, né come procedeva, inesorabilmente, il corso della storia...

Il Palatino è posto in posizione centrale rispetto alle colline circostanti, ed è prossimo alla riva sinistra del Tevere e all'isola Tiberina, che in epoca arcaica costituiva un guado naturale. Il pianoro sul colle si erge su pareti ripide e scoscese, a 51 metri sul livello del mare. La presenza di un pianoro alto e ben difendibile, con buone possibilità di controllo del territorio circostante, prossimo alle fonti di approvvigionamento di acqua, ricco di vegetazione e di fauna, ha favorito l'insediamento umano che è infatti testimoniato sul colle fin dal Paleolitico medio (100.000 - 35.000 anni fa).

Il Palatino è il luogo in cui, secondo la tradizione, Romolo fondò la città di Roma nel 753 a.C. Il ritrovamento di resti di abitato nell'area sud-occidentale e di una cinta muraria sulle pendici settentrionali del colle, databili nell'VIII secolo a.C., ha permesso di confermare la storicità della leggenda di fondazione. Una traccia importante del successivo dominio etrusco è testimoniata dal rifacimento della cinta muraria, dal sistema di raccolta e distribuzione delle acque, dalla costruzione di edifici di culto. Come in età arcaica, anche in età repubblicana le famiglie più importanti continuarono a costruire le loro abitazioni sul colle. Al contrario il settore sud-occidentale, il Germalus, seguitò ad essere legato ai culti ed alle tradizioni delle origini. Proprio accanto a questa zona che ospitava la capanna dove aveva abitato Romolo, la "casa Romuli", Augusto come nuovo fondatore della città e dello stato volle edificare la sua abitazione. Di conseguenza gli imperatori successivi elessero il Palatino come residenza ufficiale e tale rimase fino alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente ed anche oltre, visto che vi abitò persino il re Teodorico.

LA CASA DI LIVIA

Una ricca domus privata di I secolo a. C., rimessa in luce da scavi ottocenteschi, attribuita a Livia in base al nome Iulia Augusta inciso su una tubatura di piombo esposta nel tablino (sala di ricevimento).
La casa viene considerata, all'interno del complesso augusteo, un appartamento riservato alla moglie di Augusto. Si compone di un atrio quadrangolare su cui si aprono quattro locali pavimentati in mosaico e con le pareti dipinte databili intorno al 30 a.C.: tra le testimonianze più importanti del II Stile a Roma nella sua fase più matura. Sul fondo si trovano al centro il tablino, e, simmetricamente, due stanze (alae). A destra dell'atrio è situato il triclinium (sala da pranzo).
Con l'intervento multimediale il visitatore è accolto nella semioscurità, poiché gli ambienti si illuminano a rotazione per facilitarne la lettura: dall'atrio al tablino, per finire con il triclinio. Una voce narrante, cui si abbina il lightmapping, rivela le storie mitologiche raffigurate e sottolinea gli schemi pittorici degli affreschi.
Sono così fornite le chiavi di lettura per apprezzare la straordinaria bellezza delle pareti decorate, e scoprire che le immagini dipinte rispondevano a un preciso programma voluto da Augusto.
Il tablino è detto anche "sala di Polifemo" perché sulla parete di fondo è raffigurato il ciclope Polifemo che insegue la ninfa Galatea. Sulla parete di destra, al centro, è dipinta Io rivolta verso Argo, il gigante dai cento occhi che la tiene prigioniera, mentre Mercurio arriva per liberarla.
Nell'ala destra la decorazione è organizzata intorno a un portico aggettante: tra le colonne, festoni vegetali ornati con bende e oggetti del culto a Dioniso. Sopra, corre un fregio paesaggistico monocromo su fondo giallo, molto raro nel suo genere, con scene di vita reale e scene rituali di ambiente egizio.
L'ala sinistra raffigura figure fantastiche (grifi, Vittorie alate), affrontate araldicamente ai lati di candelabri e posate sui rami dell'albero della vita.
Il triclinio conserva una straordinaria decorazione pittorica su fondo rosso cinabro, più noto come rosso pompeiano, su cui si aprono edicole che svelano paesaggi sacri e campestri con effetti di profondità spaziale.