IL LUDUS MAGNUS, LA PALESTRA DEI GLADIATORI DEL COLOSSEO

Costruito dall'imperatore Domiziano ad est dell'anfiteatro flavio, il Ludus Magnus era la più importante caserma-scuola per i gladiatori esistente a Roma. L'edificio fu scoperto casualmente nel 1937 durante i lavori di attuazione del nuovo piano regolatore intrapresi dal Governatorato, ma la sistemazione definitiva del complesso archeologico si poté realizzare solo più di 20 anni dopo, con il contributo finanziario del Monte dei Paschi di Siena e la direzione scientifica degli scavi a cura del Comune di Roma.

Prima del ritrovamento, l'esistenza del Ludus Magnus era nota da fonti letterarie ed epigrafiche e, soprattutto, da alcuni frammenti della pianta marmorea di età severiana, che nel 1562 avevano restituito la raffigurazione con l'indicazione del nome. Fu proprio questo prezioso documento a rendere possibile nel 1937 l'immediata identificazione dei resti e a fornire indicazioni sullo sviluppo planimetrico del monumento, la cui integrità era stata irrimediabilmente compromessa, sotto il pontificato di Sisto V, dal tracciato di via di San Giovanni in Laterano. La costruzione del Ludus Magnus si inquadra in un contesto di logica edilizia che vede gli imperatori flavi (Vespasiano, Tito, Domiziano) impegnati nella restituzione alla funzione pubblica degli spazi privatizzati da Nerone per la realizzazione della sua grandiosa domus aurea.

L'iniziativa, vòlta ad ottenere il massimo favore popolare sull'operato del principe, comporta una radicale trasformazione del tessuto urbanistico della zona, già fortemente condizionato dalla mole dell'anfiteatro. La necessità di una serie di infrastrutture funzionali allo svolgimento dei combattimenti determina infatti la crescita, tra le pendici del Celio e del colle Oppio, di un vero e proprio "quartiere attrezzato" che comprende, oltre al Ludus Magnus, altri tre Ludi (Gallicus, Dacicus, Matutinus), un ospedale ed un obitorio per i gladiatori (Saniarium e Spoliarium), un deposito di armi (Armamentarium) e di macchinari scenici (Summum Choragium), ed infine una caserma per i marinai (Castra Misenatium) preposti alle manovre del velario di copertura dell'anfiteatro.

L'accesso principale all'edificio, coincidente con quello attuale, era situato lungo la via Labicana; esso immetteva, mediante un ingresso monumentale, in un vasto cortile porticato attorno al quale si affacciavano le celle dei gladiatori. Al centro del cortile era collocata una arena ellittica in cui si svolgevano esercitazioni di combattenti. L'arena era circondata da una piccola cavea, destinata ad un ristretto gruppo di spettatori, raggiungibile mediante quattro rampe di scale disposte simmetricamente all'esterno dell'ellisse in corrispondenza degli angoli del quadriportico, dove si trovavano anche quattro fontane triangolari.

Infine una galleria metteva direttamente in comunicazione l'edificio con i sotterranei dell'anfiteatro. La vita del Ludus Magnus, che tra il II e il III secolo subì vari restauri specialmente ad opera di Traiano e di Settimio Severo, terminò con l'abolizione dei combattimenti gladiatori sancita dall'imperatore Onorio nel V secolo.

PER LA VISITA CON APERTURA IN ESCLUSIVA AL LUDUS MAGNUS, RICHIEDERE INFORMAZIONI COMPILANDO IL MODULO SOTTO.