L'IPOGEO DEI FLAVII E IL CUBICOLO DI AMORE E PSYCHE NELLE CATACOMBE DI DOMITILLA

Oggi il visitatore inizia il suo percorso nelle catacombe di Domitilla proprio dal monumento nel quale entrava il pellegrino dell'Alto Medioevo, la grande basilica sotterranea costruita da Papa Damaso in onore dei martiri Nereo ed Achilleo, la quale fu restaurata e mantenuta in funzione fino alla metà del IX secolo, momento del suo abbandono. Crollò probabilmente in seguito al terremoto che sconvolse Roma nell'847. La costruzione di Papa Damaso fu preceduta da un primo santuario, di cui si conservano le tracce, limitato alla zona dell'abside. La basilica venne scoperta e restaurata dell'archeologo De Rossi alla fine del XIX secolo: egli costruì la parte alta dei muri, il tetto e risollevò le colonne. La parte terminale della scala di accesso segue il percorso antico utilizzato dai pellegrini. Sulla parete di destra, entrando nella basilica, si può ammirare in alto la restituzione del testo dell'iscrizione che Papa Damaso fece incidere in onore di Nereo ed Achilleo, di cui furono ritrovati due frammenti originali; una colonnina sulla quale è scolpita la raffigurazione del martirio di Achilleo si conserva nell'abside. Dietro l'abside e al di sotto della basilica si sviluppa una fitta rete di gallerie dove furono sepolti, ancora per tutto il secolo V, defunti che avevano scelto di riposare presso i martiri. Si noterà in particolare la pittura della tomba della defunta Veneranda, introdotta nell'aldilà dalla martire Petronilla.

La visita prosegue attraversando una serie di gallerie piuttosto povere che presentano loculi ed arcosoli non decorati. Si segnala in particolare un arcosolio protetto da una grata, all'interno del quale si trovano i vari oggetti che erano di solito murati all'esterno delle tombe più povere per facilitarne l'identificazione, nonché delle lucerne, anch'esse murate al di fuori dei loculi, che vi venivano regolarmente accese. Si giunge all'ipogeo detto "dei Flavii", dove il De Rossi credeva di aver identificato le tombe dei membri cristiani della famiglia di Flavia Domitilla. Si tratta invece di un piccolo ipogeo pagano dell'inizio del III secolo, ornato con pitture ispirate a temi campestri e destinato in un primo momento ad accogliere soltanto quattro sarcofagi. All'esterno di questo ipogeo si noteranno le modifiche che esso subì, specialmente nel corso del IV secolo, con l'aggiunta di una sala coperta a volta riservata ai banchetti funebri, e di un pozzo e di una piccola fontana ai lati del suo ingresso antico. L'ipogeo dei Flavii fu cristianizzato sin dalla fine del III secolo, prima di essere riunito, nel corso del IV, al reticolo di gallerie nate in seguito alla moltiplicazione delle tombe di devozione presso i martiri. In fondo alla sala per i banchetti si potrà notare il piccolo cubicolo di Amore e Psyche, anch'esso pagano, che prende il nome dai temi della sua decorazione dipinta. Le pareti, la volta e l'interno degli arcosoli sono ornati da ghirlande, da cesti di fiori, da uccelli e da scene relative al mito di Amore e Psyche, che sono raffigurati come putti che raccolgono fiori, amanti riuniti finalmente dopo una dolorosa separazione.

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