LA TOMBA DEI RILIEVI NELLA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA DI CERVETERI
La Tomba dei Rilievi nella necropoli della Banditaccia di Cerveteri costituisce un unicum nel panorama dell'architettura funeraria etrusca.
E' costituita da un vasto ambiente ipogeo, a pianta quasi quadrata, cui si accedeva in antico attraverso un profondo dromos a gradini; l'ingresso era fiancheggiato da una coppia di leoni "ianitores" scolpiti nel tufo, di cui oggi solo uno sopravvive, anche se molto lacunoso. La tomba era sormontata da una struttura parallelepipeda costruita a blocchi di tufo, di cui non resta più nulla.
La camera funeraria tutta scavata nel banco tufaceo ha un soffitto a doppio spiovente, con finta trave di colmo e travetti trasversali sottolineati da colore rosso; il soffitto appare sostenuto da una coppia di pilastri, con capitelli riccamente decorati, che non hanno una reale funzione strutturale ma unicamente ornamentale. Una banchina continua destinata ad accogliere sepolture di inumati senza sarcofago corre su tutte le pareti, nelle quali sono scavati dei loculi in grado di contenere uno o due corpi. Il loculo al centro della parete di fondo, decorato da stucchi dipinti, era quello più importante del complesso in quanto riservato alla coppia capostipite della famiglia nonché fondatrice del sepolcro gentilizio. Sappiamo da un'epigrafe ritrovata all'interno della tomba, ed ivi conservata su un cippo campanulato in travertino, che il sepolcro fu fondato da Vel Matunas. L'epitaffio inciso sul cippo riporta infatti: "Vel Matunas Larisalisa clan an cn suthi cericunce" = Vel Matunas figlio di Laris costruì questa tomba.
La cronologia del sepolcro si riconduce alla metà del IV secolo a.C., come conferma sia parte del corredo ritrovato, sia il complesso apparato decorativo, costituito da una ricca serie di stucchi dipinti alle pareti e sui pilastri. In alto, lungo le pareti, corre un fregio d'armi, comprendente scudi di tipo oplitico, elmi, spade, corazze, schinieri, che presenta stretti punti di contatto con il fregio d'armi dipinto nella coeva tomba Giglioli o dei Pinie a Tarquinia e con la cella di fondo della Tomba degli Scudi sempre a Tarquinia. Tra i loculi parietali e sui pilastri gli stucchi, perfettamente conservati, riproducono utensili, vasellame ed ornamenti di uso comune come se fossero appesi a decorare le pareti di una ricca residenza aristocratica dell'epoca: kylikes ed oinochoai in bucchero, corde, asce e spade, bracieri e graticole per la cottura del cibo, ed anche animali domestici, come un gatto, un'oca e persino una scimmietta, alla base del pilastro di destra.
Tra i loculi si distingue per la finezza della decorazione quello riservato a Vel e sua moglie, al centro della parete opposta all'ingresso: impreziosito da un doppio guanciale in rosso, presenta alla base le figure di un essere anguipede (Tifone) e del cane infernale a tre teste Cerbero, mentre ai lati sono i simboli del prestigio della coppia: il flabellum, ovvero il ventaglio, simbolo di nobiltà, per la donna, e la corazza in bronzo, simbolo del ruolo di condottiero, per l'uomo.
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