ROMA OPERAIA: PASSEGGIATA GUIDATA AL PIGNETO
APPUNTAMENTO DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024, H 15, IN PIAZZA DI PORTA MAGGIORE LATO VERSO LA STAZIONE TERMINI. DURATA: 2 H. LA GUIDA E' RICONOSCIBILE IN LOCO DAL CARTELLO ROMA BELLA.
PRENOTAZIONE: OBBLIGATORIA VIA WHATSAPP dott.ssa Vittoria Morandi Tarabella cell. 3396798106, chiamando il n. tel. 0661661527 (attivo tutti i giorni h 8-20), mail a: inforomabella@virgilio.it o compilando il form sottostante. Visita guidata gratuita per i Soci di Roma Bella. La tessera di Socio si può fare anche sul posto, costa 15 euro, dura 12 mesi, consente di partecipare ad un numero illimitato di attività culturali gratis.
Il Pigneto ha la forma di un triangolo isoscele che ha per lati le vie consolari Prenestina e Casilina e per base via dell'Acqua Bullicante. Il vertice punta in Piazza di Porta Maggiore, talmente ricca di per sé di vestigia antiche da meritare quasi una visita a parte. Qui si trovano infatti almeno tre importanti monumenti. La cosiddetta Porta Maggiore era in realtà, in origine, un attraversamento costruito dall'imperatore Claudio per consentire al suo acquedotto di scavalcare le due vie consolari che si biforcavano dalla Porta Esquilina. Davanti a questo, subito fuori le mura, un curioso tempietto ospitava le ceneri del fornaio Marco Virgilio Eurisace e della moglie Atistia: si tratta di una vera apologia dell'arte panificatoria con un bassorilievo che ne illustra le varie fasi, dalla macinazione della farina alla vendita al dettaglio. Inoltre, proprio sotto la linea ferroviaria, si cela una vera sorpresa: nel 1917, durante lavori di consolidamento dei soprastanti binari, fu rinvenuta una basilica sotterranea decorata con scene mitologiche che rappresentano il più vasto insieme di bassorilievi in stucco di epoca romana giunto fino a noi. Creduta per molto tempo la sede di una setta di Neopitagorici, oggi questa ipotesi sembra superata in favore di quella di un utilizzo funerario e forse religioso.
La storia moderna del Pigneto è indissolubilmente legata a quella del suo sviluppo industriale. Rimasta fino al 1870 totalmente agricola, utilizzata soprattutto per il pascolo e punteggiata soltanto da alcuni casali e da qualche villa, alla fine del secolo l'area si sviluppa senza una precisa programmazione urbanistica con un rilevante raggruppamento di fabbriche e siti industriali. Solo per fare un esempio, nel 1872 viene realizzato lo stabilimento più tardi denominato Società Magazzini Generali e Pastificio Pantanella per il quale vengono costruiti il biscottificio, il silos, il padiglione dell'amministrazione e il mulino; negli anni 30 "la Pantanella" incrementerà tanto la produzione da diventare il maggiore pastificio europeo. Questo bel complesso di archeologia industriale è stato ristrutturato ed oggi ospita appartamenti residenziali e servizi vari (garage, bingo ecc.). Inoltre, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento vengono aperti nella zona una fabbrica di mattoni, l'Istituto farmaceutico Serono, officine meccaniche e società di tram e di omnibus.
Questo agglomerato industriale determinerà l'espansione edilizia del Pigneto che avverrà tra gli anni Venti e Trenta ad opera di alcuni privati e soprattutto delle cooperative edilizie di ferrovieri, netturbini e tranvieri che costruiranno case di diverse tipologie al di fuori di qualsiasi progettazione urbanistica unitaria. Tra i diversi complessi il più degno di nota è senza dubbio quello dei cosiddetti Villini, costruito dalle cooperative dei ferrovieri tra il 1921 e il 1924. Le costruzioni bifamiliari, basse e decorate in un semplice stile liberty geometrico, sono circondate da giardinetti privati secondo il modello della città giardino come avveniva negli stessi anni in altre zone della città, ad esempio Garbatella.
Il Pigneto, ormai diventato una zona di gran moda, è stato per molti anni lo scenario ideale di films e libri neorealisti; durante la nostra passeggiata avremo modo di rivivere alcune delle scene più famose girate in quella che Pier Paolo Pasolini definiva "la corona di spine che cinge la città di Dio".
(testo a cura della prof.ssa Marina Giorgini; fotto sotto cortesia Max Pinci)