LA CHIESA DI SANT'AMBROGIO ALLA MASSIMA E IL PORTICO DI OTTAVIA AL GHETTO

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Inoltrandoci lungo via di Sant'Ambrogio, dopo una serie di svolte arriveremo in via del Portico di Ottavia. A un certo punto incontreremo la chiesa di Sant'Ambrogio della Massima (costruita, si dice, dove sorgeva la casa del Santo). Così come in altri casi di Roma, qui si tenevano prediche di tutt'altro tenore rispetto a quelle riservate forzatamente agli ebrei, ma dagli stessi scarsi risultati, rivolte com'erano alle prostitute: "domenica passata - racconta un cronista anonimo degli 1566 - furono intimate tutte le cortigiane che alle 20 hore andassero alla predica in Sant'Ambrogio. Li predicò un trentino che salito sul pulpito cominciorno a rumoreggiare tra loro et a far ridere ... Li sbirri stettero alla porta della chiesa acciò che non entrasse alcun homo ma ve ne erano di fuori".

Contrariamente a quelli riservati agli ebrei, questi sermoni furono a un certo punto soppressi proprio per la grande calca che si creava all'esterno della chiesa. Svoltando a destra in via del Portico di Ottavia giungiamo al cospetto del bel portale antico divenuto nei secoli parte integrante della chiesa di Sant'Angelo in Pescheria (attuale Largo 16 Ottobre 1943). Questo luogo ha visto fin dall'antichità la presenza del mercato del pesce, tanto da essere definito Foro Piscario, anche se in origine, assieme al grandioso monumento voluto da Augusto in onore della sorella Ottavia, si ergevano qui due templi dedicati a Giunone Regina e Giove Statore, e due biblioteche. I pescivendoli del Foro Piscario, che nei secoli avevano staccato molte lastre di marmo dal portico per farne i loro banchi, erano obbligati a mandare come tassa ai Conservatori in Campidoglio le teste di quei pesci che superavano una determinata misura, di 5 palmi (poco più di un metro). Ciò è ricordato ancora oggi sulla lapide murata nel portico e da una più grande proprio sulla scala del palazzo dei Conservatori, che mostrava uno storione e il taglio da fare, all'altezza della prima pinna.

Da questo luogo una notte di Pentecoste del 1347, Cola di Rienzo partì verso il Campidoglio, mosso dal sogno di riportare Roma all'antica grandezza, che si infranse 7 anni dopo con la sua uccisione sullo stesso Campidoglio. Attorno al portico di Ottavia esiste una leggenda legata ad un amore finito male, e allo spirito di una donna che torna dopo millenni nella illusione di ritrovare il suo amato. Si tratta di Berenice, che divenne l'amante di Tito, il distruttore del tempio ebraico di Gerusalemme nel 70 d.C.; è questo l'anno a partire dal quale gli ebrei datano la loro Diaspora.

Tratto da: A.Toso Fei, Misteri di Roma, Venezia 2012.

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