CASTEL SANT'ANGELO TRA MITI E LEGGENDE: IL MAGO PIETRO BAILARDO

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Pietro Bailardo è una figura leggendaria e, talvolta, una maschera popolare italiana di brigante e capitano di ventura. Le storie che riguardano il personaggio appartengono alla tradizione orale di molti comuni dell'Italia centro-meridionale, che lo descrive come il più potente dei maghi, istruito dal Libro del Comando, un antico formulario di magia nera che si diceva scritto ai tempi di Virgilio, se non, addirittura, frutto della mano dello stesso poeta latino.

Vi fu un tempo, nel lontano XV secolo, in cui il potentissimo mago fu arrestato e gettato in una cella comune a Castel Sant'Angelo. I suoi compagni di prigionia, 15 in tutto, una volta saputo chi era, lo trattarono con rispetto ed egli trascorse con grande tranquillità la sua prima notte da recluso. Il giorno dopo, discorrendo con loro, Bailardo affermò di saper fare grandi magie e disse, nel caso l'avessero desiderato, di poterli far evadere tutti dalla prigione. I compagni di cella inizialmente non gli credettero, ma non avendo nulla da perdere lo invitarono a dare pronta dimostrazione delle sue parole.

Allora Bailardo si avvicinò alla parete della cella che si affacciava all'esterno, e tracciò un cerchio nell'aria; dopodiché, raccolto un pezzetto di legno bruciacchiato, disegnò una imbarcazione sul muro pronunciando alcune parole magiche: "bene, adesso potete salire a bordo", disse ai suoi compagni di prigionia, che stupefatti avevano assistito alla scena.

Uno di loro si avvicinò alla barca, per scoprire che era vera! Gli uomini non aspettarono oltre, di corsa salirono a bordo; al momento di entrare egli stesso sull'imbarcazione, il mago si sdoppiò, e lasciò il suo doppione all'interno della cella. "Perché lo fai?", gli chiese uno di loro. "Non voglio perdermi la faccia dei carcerieri, quando entreranno nella cella", fu la risposta. La barca iniziò a navigare veloce sul Tevere, fin quando, spuntate delle ruote da sotto lo scafo, condusse in salvo tutti prigionieri inoltrandosi in campagna. (tratto da: A.Toso Fei, Misteri di Roma, Venezia 2012, ed. StudioLT2)