IL RIFORNIMENTO IDRICO NEL MEDIOEVO: L'ACQUA MARIANA
Nel 1122 venne condotta a Roma da Papa Callisto II l'acqua Mariana. La biografia del Papa, raccolta da Bosone, riporta che egli condusse quest'acqua derivandola da acquedotti antichi fino alla porta Lateranense, dove venne realizzato un lago per abbeverare i cavalli; realizzò inoltre numerosi mulini e fece piantare frutteti e vigneti.
Appare evidente come l'opera fosse strettamente funzionale alla organizzazione della struttura del Laterano, in quanto sede papale e al contempo centro assistenziale. L'acqua condotta da Callisto II raccoglieva le antiche acque Iulia e Tepula e il suo condotto era concepito come un canale a cielo aperto con inizio nella valle della Molara al di sopra di Squarciarelli, con un percorso che seguiva la stessa valle di Squarciarelli e di Grottaferrata fino a Morena. Qui, di fronte alla villa dei Centroni, veniva distolta dal suo corso naturale verso l'Aniene e introdotta in un canale sotterraneo lungo 940 m.
Il canale percorreva quindi il crinale spartiacque delle valli dell'Aniene e del Tevere seguendo il percorso degli antichi acquedotti fino oltre Porta Furba. In corrispondenza di questa, dove la dorsale del crinale si stringe maggiormente determinando lo stretto ravvicinamento degli acquedotti, il canale correva tra di essi per un tratto utilizzando il letto dell'antica strada di servizio. Piegava infine verso Porta San Giovanni costeggiando le mura dall'esterno fino ad oltrepassarle a Porta Metronia, scendendo nella valle del Circo Massimo (presso la Torre della Moletta dove dal XIII secolo è attestato un mulino) e raggiungendo poi il fiume Tevere. Il suo nome "marana" o "marrana" che poi passerà ad indicare genericamente i fossi della campagna romana deriva da un toponimo esistente lungo il suo corso molto a monte ed è attestato già nel XII secolo. In seguito il canale fu chiamato Marana di San Giovanni, e poi dal Rinascimento Acqua Mariana.