CASTEL SANT'ANGELO, IL MAUSOLEO DINASTICO DELL'IMPERATORE ADRIANO
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Castel Sant'Angelo si erge maestoso nella zona che i Romani chiamavano Ager Vaticanus (toponimo derivato forse da un villaggio etrusco denominato Vaticum), una landa anticamente desolata che si estendeva sulla riva destra del Tevere. Adriano scelse questa area per il proprio monumento funebre, separata dalla città ma ad essa collegata mediante il ponte Elio, quest'ultimo così chiamato dal nome dell'imperatore di origini iberiche che regna dal 117 al 138 d.C. Il ponte risultò essere non solo il principale percorso durante le fasi costruttive, ma divenne nel tempo uno degli elementi paradigmatici della zona, imprescindibilmente legato alla immagine del castello.
Il ponte, eretto tra il 121 e il 134 dall'architetto Demetriano, subì un incisivo intervento di restauro nel 1451 in seguito al disastroso crollo provocato da una mula imbizzarrita che coinvolse ed uccise molti pellegrini diretti in Vaticano. Ma l'intervento più eclatante fu sicuramente quello effettuato sotto la direzione di Gian Lorenzo Bernini tra il 1668 e il 1671, che trasformò il ponte in una spettacolare Via Crucis: dieci bellissime figure di angeli con i simboli della Passione di Cristo scandiscono scenograficamente i due lati del ponte, culminando idealmente nella colossale statua dell'Arcangelo Michele che svetta alla sommità del castello. I lavori per la costruzione del mausoleo presero l'avvio probabilmente intorno al 130 d.C., anche se alcuni bolli laterizi recanti la data del 123, lasciano supporre la presenza di una sottofondazione della struttura.
Il colossale sepolcro non era ancora compiuto quando, nel 138, l'imperatore morì a Baia e fu provvisoriamente sepolto nella villa di Pozzuoli appartenuta a Cicerone. La tomba poté essere inaugurata l'anno successivo, quando Antonino Pio vi fece trasportare le spoglie di Adriano, cremate insieme a quelle della moglie Sabina. Il mausoleo fu eretto in base ad un preciso impianto geometrico espresso dalla tradizionale unità di misura greco-romana del piede, impostato in questo caso su un centro intorno al quale si sviluppa la struttura quadrangolare della cella, la rampa elicoidale di accesso ed il quadrato esterno della recinzione. Dall'ingresso attuale si accede al livello originario del mausoleo, attraverso un grande corridoio coperto a volta. Di qui si arriva in prossimità della grande nicchia semicircolare in cui si trovava la statua dell'imperatore oggi esposta nei Musei Vaticani. La rampa elicoidale era originariamente rivestita di stucco nella volta e di pregiati marmi lungo le pareti. Dopo aver compiuto una intera circonferenza, la rampa termina in corrispondenza di un corridoio che conduce nella vasta sala quadrangolare che ospitava le ceneri di Adriano. Rimangono ancora molti punti oscuri circa il reale aspetto originario del mausoleo snaturato dalle successive, molteplici trasformazioni ed aggiunte strutturali. Alla metà del '400 Papa Niccolò V promosse la realizzazione di 3 torrioni circolari agli angoli del quadrilatero che circondava l'antico mausoleo; un quarto torrione fu aggiunto successivamente. Il bastione detto "di San Marco" mostra nella sua perimetrazione concentrica le varie fasi architettoniche intervallatesi fino ad oggi, a partire dal nucleo più interno che corrisponde alla mole Nicolina.
Un cinquantennio più tardi, Alessandro VI Borgia fece costruire un muro poligonale, mentre all'interno furono ricavati vari livelli di cannoniere e condotti di aerazione; i torrioni angolari fatti edificare precedentemente da Nicolò V furono allora avvolti in baluardi poligonali percorsi internamente da un corridoio atto a collegare le diverse cannoniere ad eccezione del bastione di San Matteo, che fu edificato ex novo. Il primo ad essere eseguito, con funzione di modello per gli altri, fu il bastione di San Luca. Alla metà del '500 papa Pio IV intervenne ancora sui bastioni, addossando attorno ai torrioni cilindrici una rampa elicoidale di collegamento con copertura a volta, fece rialzare le strutture fino al cammino di ronda e fece erigere la cinta pentagonale. Urbano VIII infine, occultò quasi del tutto le precedenti fasi costruttive per adattare la struttura all'uso dei pezzi di artiglieria pesante che nel frattempo erano stati inventati. Elemento distintivo del castello e dell'area circostante, è il bellissimo Arcangelo bronzeo fatto collocare alla sommità da Papa Benedetto XIV, in sostituzione dell'angelo marmoreo realizzato da Raffaele da Montelupo nel 1544 attualmente nel Cortile dell'Angelo. Nel 1752, dopo una notte di fuochi d'artificio e girandole, l'arcangelo Michele fu issato sul castello nel punto in cui anticamente si trovava la quadriga bronzea che fungeva da fastigio del mausoleo di Adriano. Alta circa 4,70 m quasi quanto la sua apertura alare, la statua fu realizzata dallo scultore fiammingo Peter Anton von Verschaffelt, mentre la fusione fu messa a punto da Francesco Guidoni, fonditore della Reverenda Camera Apostolica.
L'Arcangelo guerriero colto nell'atto di rinfoderare la spada nell'elsa, si lega alla leggenda che narrava di una comparsa di San Michele proprio sulla vetta dell'edificio in occasione di una processione indetta da Papa Gregorio Magno nel 590, per scampare ad una terribile pestilenza imposta da Dio ai romani come punizione per i loro peccati: l'apparizione voleva significare la fine dell'epidemia e l'atto di rinfoderare la spada era il segno che la collera divina si era placata. L'atteggiamento della statua bronzea è profondamente diverso da quello dell'angelo marmoreo di Raffaele da Montelupo: composto, elegante e malinconico quest'ultimo, si contrappone a quello settecentesco, spavaldo con le nervose ali spiegate e le vesti agitate dal vento incombente sulla città. La statua domina dalla cosiddetta Terrazza dell'Angelo, che costituisce la copertura del sottostante appartamento del Castellano e della Sala Paolina. Nella torre centrale del castello, proprio al di sotto dell'angelo, si trovano due bellissimi stemmi marmorei scolpiti, quello di Papa Paolo III Farnese e al di sotto quello di Papa Alessandro VI Borgia. Accanto all'arcangelo Michele, su un supporto in travertino emergente dalla merlatura centrale del lato ovest del "maschietto" del castello, è la campana detta "della misericordia" anche detta "dei condannati" poiché annunciava le esecuzioni capitali che si tenevano nel sottostante "cortile delle fucilazioni". La campana bronzea realizzata da Giuseppe Guidoni fu collocata nel 1758 sul punto più alto del castello, in sostituzione di quella preesistente opera di Girolamo Lucenti della metà del XVII secolo, caduta rovinosamente a terra forse a causa di una girandola di fuochi artificiali.