I TITULI DI ROMA NEL QUARTO SECOLO
Il primo pontefice ad intervenire con la realizzazione di postazioni titolari fu Silvestro, che nei primi decenni del IV secolo istituì due Tituli presso il Clivus Suburanus, iuxta Thermas Domitianas, una delle zone più popolate della città, nel quartiere Esquilino.
Uno dei due portò il nome dello stesso Silvestro, l'altro quello di un suo presbitero, Equizio. Entrambe le fondazioni beneficiarono della generosità imperiale. La loro storia risulta estremamente complessa, tanto che addirittura è incerto se si tratti veramente di due fondazioni distinte o non debbano piuttosto essere considerate coincidenti. Nello stesso ambito, alla fine del V secolo, papa Simmaco edificò una chiesa dedicata a San Martino di Tours, intitolazione che conserva anche l'edificio attuale, identificabile con quello ricostruito nel IX secolo da Sergio II. Le costruzioni posteriori hanno reso impossibile ad oggi la restituzione delle fasi originarie del complesso. Particolarmente controversa è la funzione di un ambiente ubicato sotto il convento annesso alla basilica carolingia, che costituisce l'unica testimonianza superstite del complesso prima della ricostruzione di Sergio II: si tratta di un'aula a 6 vani, che riutilizza forse un ambiente di mercato del III secolo d.C. decorata agli inizi del VI secolo con affreschi a soggetto cristiano. Questa decorazione pittorica, che potrebbe essere correlata ad una ristrutturazione interna dell'aula, costituisce la prima attestazione di un reimpiego cristiano dell'ambiente, che pertanto risulta difficilmente riferibile ad uno dei due tituli: in essa invece si è voluto recentemente riconoscere un precoce esempio di ambiente pertinente ad una diaconia, cioè ad una postazione con funzione assistenziale, che si sarebbe qui insediata forse già sotto Simmaco, quasi un secolo prima rispetto alla datazione finora proposta, sulla base delle testimonianze archeologiche, per le più antiche diaconie romane.
Anche il successore di Silvestro, Marco, fece edificare nel 336 nel cuore della città e ai piedi del Campidoglio, iuxta Pallacinis, un Titulus che da lui prese il nome e che ancora conserva la chiesa riedificata nel 1400 ed inglobata nell'area di Palazzo Venezia, San Marco appunto. Di questo edificio conosciamo grazie a recenti scavi la planimetria originaria: è quindi il più antico degli edifici titolari di cui si conoscano emergenze monumentali riferibili all'impianto originario. Si trattava di un'aula mononave ricavata utilizzando due lunghe pareti pertinenti ad una precedente domus, cui venne aggiunta una abside la cui contraffortatura rettilinea esterna venne ad invadere una sede stradale. L'abside era affiancata da due ambienti di servizio in uno dei quali in un momento successivo, probabilmente nel corso del V secolo, fu inserito un battistero.
Nel Trastevere, quartiere a forte concentrazione abitativa, si insediò uno dei due edifici di culto dovuti alla iniziativa di Giulio I, la Basilica iuxta Calixtum, probabilmente presso una memoria legata al papa martire del III secolo, sul sito della attuale Santa Maria in Trastevere. Come Titulus Iuli compare tra le segnature del sinodo romano del 499; come Titulus Sancti Iulii et Calixti in quelle del 595. Della basilica paleocristiana ben poco si conosce: al di sotto della cappella Altemps in fondo alla navata sinistra sono stati messi in luce tratti di muratura che solo ulteriori indagini potranno dimostrare se pertinenti alla fondazione del IV secolo.
Per l'altra chiesa che dal pontefice prese il nome, la basilica Iulia, situata "iuxta forum divi Traiani", non solo è incerta la funzione, anche se è possibile che servisse alla missione regionale come titulus, ma anche la posizione: l'ipotesi di riconoscerla nello stesso sito dove più tardi nel VI secolo si installerà la chiesa dei Santi Apostoli non è infatti del tutto convincente, è da verificare peraltro che possa essere identificata con il successivo Titulus Marcelli in Via Lata.
Analoga incertezza sussiste per la basilica che Papa Liberio alla metà del IV secolo costruì sull'Esquilino, "iuxta Macellum Liviae", che da lui prese il nome; la basilica Liberii, sostituita poi nel V secolo dal santuario di Santa Maria Maggiore. La basilica fu teatro dei violenti scontri che, in occasione della elezione di Papa Damaso, scoppiarono tra i sostenitori del nuovo pontefice e i seguaci dell'antipapa Ursino, culminati poi in una sanguinosa strage. In tale occasione l'edificio fu in gran parte distrutto. Diverse ipotesi sono state formulate sulla sua posizione: è stato proposto di riconoscerne alcuni tratti murari in quelle che finora erano considerate le sostruzioni della basilica di Sisto III e di attribuirgli quindi una planimetria a navata unica. Come la basilica Iulia, è possibile che anche la fondazione liberiana fosse un titulus, al servizio di una zona che ancora ne era priva, la cui funzione non ebbe poi più seguito. La causa potrebbe risiedere proprio nei tragici avvenimenti che lì si svolsero, di cui forse il papa Sisto III volle cancellare il ricordo collocando nello stesso luogo il grande santuario in onore della Vergine Maria. Un motivo analogo potrebbe essere alla base della perdita della funzionalità del titulus della basilica Iulia, se, come probabile, anche questa fu sede dei contrasti tra le fazioni di Damaso e quelle di Ursino.
A partire dalla metà circa del IV secolo un numero sempre maggiore di esponenti delle famiglie aristocratiche si convertì al Cristianesimo. Con la conversione della aristocrazia cominciò una nuova epoca: l'evergetismo aristocratico assunse infatti un ruolo fondamentale nello sviluppo della geografia monumentale cristiana di Roma. In poco più di mezzo secolo, tra Damaso e Sisto III, la città di Roma vide il susseguirsi ininterrotto di fondazioni di nuove chiese.