LA CATACOMBA DI DOMITILLA E LA BASILICA DEI SANTI NEREO E ACHILLEO

Giungendo oggi alla catacomba di Domitilla, ci facciamo difficilmente un'idea della situazione di questa zona di Roma nell'antichità. Gli scavi sinora condotti non danno che un'immagine parziale dei dintorni della via Ardeatina, lungo la quale è nata la catacomba. Sin dalla fine del periodo repubblicano (I secolo a.C.) dovevano esserci delle tombe. Meno ricche di quelle della via Appia, esse costeggiavano verosimilmente i terreni coltivati di una grande villa. Flavia Domitilla, che diede il nome alla catacomba, lì possedeva grandi proprietà. Ella era la nipote dell'imperatore Domiziano che nel 95 d.C. fece mettere a morte suo marito e la fece esiliare con l'accusa di ateismo e di pratiche giudaiche, ciò che ha fatto pensare a molti storici che i due personaggi potessero essere cristiani.

In superficie, prima della nascita della catacomba, si trovavano numerosi colombari. Alcuni di essi, situati all'interno di un grande recinto funerario, erano anteriori al III secolo: è solo nel corso del IV secolo che vi vennero di nuovo edificati mausolei.

La catacomba è la più vasta della Roma sotterranea insieme a quella di San Callisto. Negli ipogei primitivi che sono all'origine della grande catacomba si trovano cristiani, ma soprattutto le sepolture anonime di altri defunti per i quali nessun dato permette di parlare di un'appartenenza cristiana certa. Tra i primi sviluppi della catacomba ai quali non si può attribuire un'origine cristiana bisogna innanzitutto menzionare i due piccoli ipogei pagani di Ampliato e quello detto dei Flavi, dell'inizio del III secolo. L'ipogeo detto "del Buon Pastore", a carattere familiare probabilmente allargato a clienti, schiavi e liberti, si trova nei pressi del precedente. Le sue dimensioni sono maggiori, comprende varie decine di sepolture, ed il cubicolo padronale, situato al termine di una ampia galleria di accesso, è riccamente decorato con pitture prive di espliciti motivi cristiani. Il pastore che porta un agnello sulle spalle, dipinto al centro della volta, è in realtà molto diffuso nell'arte pagana prima di divenire parte integrante del repertorio cristiano.

I due ipogei detti "dei Flavii Aurelii A e B", nelle immediate vicinanze della basilica, non hanno neppure essi alcun elemento cristiano in origine. Un altro ipogeo, dietro l'abside della basilica, che accolse probabilmente i corpi dei martiri della catacomba, è stato quasi completamente distrutto dalla costruzione della basilica stessa; si può pensare che esso fosse cristiano sin dall'origine.

L'ipogeo detto "dello scalone del 1897" è invece l'unico che abbia fornito le prove delle sue origini cristiane sin dalle prime sepolture che in esso vennero collocate. Nel IV secolo la catacomba, tutti gli ipogei della quale sono progressivamente divenuti cristiani, si estende partendo da ciascuno di essi su due o tre piani sovrapposti. Dopo la pace costantiniana si verifica l'aumento delle sepolture di devozione ai martiri, che si manifesta con la smisurata estensione del reticolo sotterraneo. Questo sviluppo è particolarmente visibile intorno alla basilica. Vengono d'altra parte create nuove scale di accesso e, presso una di esse, si può ammirare un mosaico in tessere di pasta vitrea particolarmente ben conservato, della metà del IV secolo, ove sono raffigurati Cristo tra Pietro e Paolo, i tre fanciulli ebrei nella fornace di Babilonia e la resurrezione di Lazzaro.

Gli unici martiri che si possano sicuramente attribuire alla catacomba di Domitilla sono i due soldati Nereo e Achilleo, probabilmente giustiziati durante la persecuzione di Diocleziano contro i militari cristiani tra il 295 e il 298. La testimonianza di Papa Damaso (366-384) - una grande iscrizione ricostruita nella basilica sulla parete di fronte all'abside - consente di accertare la loro esistenza ed il loro mestiere di soldati. Un'altra testimonianza è visibile nell'abside della basilica: si tratta di una colonnina che doveva appartenere ad un piccolo baldacchino di marmo situato al di sopra dell'altare. Vi si può notare la raffigurazione del martirio di Achilleo, che è vestito con la tunica militare degradata ed ha le mani legate dietro la schiena: su di lui un soldato leva la spada per decapitarlo. Il nome di Achilleo è ripetuto due volte, sulla colonna e su un frammento di architrave del baldacchino. Nereo doveva essere raffigurato e menzionato nello stesso modo. Probabilmente in questa catacomba si trovavano anche altri martiri, ma il loro culto non raggiunse mai l'importanza né l'aspetto monumentale che ebbe quello di Nereo e Achilleo.

Per la visita gratuita per le scuole alle catacombe di Domitilla, richiedere informazioni compilando il modulo sotto, oppure inviando una mail a inforomabella@virgilio.it.