AUGURATORIUM, TEMPIO DELLA MAGNA MATER, CAPANNE DI ROMOLO, DOMUS TIBERIANA

AUGURATORIUM

Il piccolo edificio posto sul lato est del tempio della Magna Mater è tradizionalmente identificato con l'Auguratorium, ovvero il luogo in cui Romolo trasse gli auspici per la fondazione della città. Sono state avanzate anche altre ipotesi sull'identificazione del monumento con il tempio di Giunone Sospita o il sacello della Victoria Virgo: il problema, nonostante scavi e studi recenti, resta comunque aperto.

L'edificio, di forma rettangolare, misura mt 12 x mt 7,40. Rimangono visibili le fondazioni in opera cementizia, mista a frammenti di laterizio e una piccola porzione dell'alzato, sempre in laterizio: l'altezza delle fondazioni (oltre 4 metri) e lo spessore dei muri (mt 1,50 circa) suggeriscono la presenza di un elevato di notevoli dimensioni.

Alcuni mattoni bollati hanno permesso di datare la costruzione in età adrianea. Saggi di scavo eseguiti nella cella e nel pronao hanno messo in luce strutture di età arcaica e tardo repubblicana, aventi il medesimo orientamento: il tempietto dovrebbe dunque costituire un ulteriore rifacimento di un edificio più antico.

A nord del cosiddetto Auguratorium è stato di recente rinvenuto un sacello in opera quadrata di blocchi di cappellaccio, databile agli inizi del V secolo a.C., che insiste su una precedente cisterna di forma rettangolare di epoca arcaica. Da questo edificio ricoperto per motivi di conservazione provengono numerose antefisse in terracotta rappresentanti Giunone Sospita e sileni barbati e due teste di statue frontonali in terracotta raffiguranti Zeus e Dioniso ora al Museo Palatino.

SANTUARIO DI CIBELE

Le alterne vicende della seconda guerra punica (218 - 202 a.C.) sono alla base della introduzione a Roma del culto di Cibele, la Magna Mater Deorum. Nel 206 a.C. si era verificata a Roma una pioggia di sassi considerata di cattivo auspicio. Vennero dunque consultati i libri sibillini (raccolta di profezie introdotta ai tempi dei Tarquinii) che ordinarono di recarsi a Pessinunte, in Asia Minore, per prelevare il simulacro della dea, costituito da una pietra aguzza e nera, probabilmente un meteorite. Il tempio, pur essendo dedicato ad una divinità straniera, poté essere edificato nel pieno centro della città, accanto ai principali luoghi di culto legati alle origini di Roma, in quanto Cibele, considerata una divinità protettrice di Enea, progenitore della stirpe romana, era identificata con Rhea, madre di Zeus o con Rhea Silvia madre di Romolo.

Nel 204 a.C. venne avviata la costruzione del tempio che fu ultimato solo nel 191 a.C. dal pretore M. Giunio Bruto. Il simulacro della dea venne provvisoriamente custodito nel tempio della Vittoria; è evidente il richiamo alla protezione che Cibele doveva offrire ai Romani contro Annibale.

In origine l'edificio era in opera quadrata di blocchi di tufo. Rimangono visibili i resti della fondazione della gradinata e della platea su cui l'11 aprile, nell'anniversario della dedica del tempio, si svolgevano i Ludi Megalenses che prevedevano anche rappresentazioni teatrali. Una importante ristrutturazione si ebbe nel 111 a.C., a seguito dell'incendio che interessò anche il tempio della Vittoria. L'edificio venne ricostruito in opera cementizia con sei colonne corinzie sulla fronte. Lo spazio davanti al tempio venne ampliato con la costruzione di due piani sovrapposti: il livello inferiore, il Clivus Victoriae, venne trasformato in un percorso sul quale si affacciavano botteghe di artigiani e negozi; il livello superiore costituì un allargamento della platea che venne estesa fino a comprendere lo spazio antistante il tempio della Vittoria. Sul lato ovest trovarono posto gli alloggi dei sacerdoti e la vasca rituale originariamente collocata nell'angolo sud-est.

CAPANNE ROMULEE

I miti e le leggende legati alle origini di Roma indicano nel Palatino il luogo scelto da Romolo per la fondazione della città. In effetti numerosissime evidenze archeologiche, che si arricchiscono sempre più con il progredire delle ricerche, confermano la presenza di un consistente nucleo abitativo sul colle durante l'età del Ferro (VIII secolo a.C.). L'abitato era organizzato in piccoli gruppi di capanne ognuna delle quali poteva essere utilizzata anche nello svolgimento di una specifica attività. Accanto alle abitazioni, come è caratteristico di questo periodo, erano collocate le sepolture infantili. I resti meglio conservati e visibili, relativi ad un nucleo di tre capanne, si trovano nell'area antistante il tempio della Magna Mater.

Affacciandosi dunque dalla balaustra moderna è possibile notare, sul banco di tufo, profonde solcature curvilinee e cavità circolari: le prime segnano il perimetro delle capanne, le seconde gli incassi dei pali destinati a reggere il tetto e l'intelaiatura delle pareti. Il tetto era a doppio spiovente con una copertura di paglia, le pareti erano costituite da rami intrecciati e rivestiti accuratamente di argilla così da formare un rivestimento impermeabile. Nella capanna più grande di forma irregolarmente ellittica il lato lungo misura mt 4,90, il lato corto mt 3,60. Sul lato minore volto ad est si notano gli incavi dei cardini della porta di ingresso, larga circa mt 1,00. Altri due fori poco distanti dalla porta dovevano alloggiare i pali di una piccola tettoia. Il focolare era localizzato accanto al palo centrale. Di fronte alla capanna una fossa era utilizzata per immagazzinare le riserve alimentari. Il ricordo di queste prime abitazioni si mantenne vivo nel corso dei secoli: ad est dell'area descritta sono stati di recente identificati i resti di un'area di culto nella quale doveva essere inclusa la Casa Romuli, la capanna di paglia e legno del mitico fondatore, più volte andata distrutta e sempre ricostruita ad opera del Pontifex Maximus fino al IV secolo d.C.

DOMUS TIBERIANA

Con il termine Domus Tiberiana gli scrittori Tacito e Plutarco designano il palazzo imperiale localizzato tra il Tempio di Apollo e il Foro Romano. Il complesso occupa l'area compresa tra il clivo Palatino a est, il santuario della Magna Mater a sud, il clivo della Vittoria ad ovest, la Via Nova a nord. Poiché la zona nel 1542 venne sistemata a giardino da parte della famiglia dei Farnese, è difficile oggi poter apprezzare l'edificio nella sua interezza specialmente nei suoi settori centrali. Le porzioni visibili si limitano al cosiddetto criptoportico neroniano, alle tabernae che costeggiano il santuario della Magna Mater e alle sostruzioni della Via Nova e sul Clivus Victoriae (visibili anche dalla terrazza degli Orti farnesiani che guarda verso il Foro Romano).

In una prima fase databile al tempo di Tiberio la residenza raggruppava numerose case aristocratiche, di età tardo-repubblicana, che si estendevano su un vasto quartiere di mt. 120 x mt 140 circa. Sotto il regno di Caligola (37 - 41 d.C.) il complesso fu ampliato in direzione del foro. In età neroniana venne edificato un ampio basamento che racchiudeva gli edifici preesistenti inglobandoli fino all'altezza del primo piano. Le strade furono trasformate in criptoportici e venne realizzato un edificio centrale aperto su un peristilio interno e circondato da giardini pensili. L'accesso monumentale era costituito da una grande scalinata. Sotto il regno dei Flavi vennero realizzati gli impianti termali mentre il peristilio centrale venne trasformato in un'aula absidata coperta. Sul lato nord-ovest le costruzioni, che partono dal livello del foro romano, furono collegate al Clivus Victoriae mediante una rampa a 4 piani. Sempre su questo lato, in età adrianea venne sistemato un giardino pensile al di sopra di imponenti costruzioni (alte mt 17) che scavalcavano la Via Nova. Nella domus Tiberiana Nerone fu acclamato imperatore. Dopo la costruzione della domus Flavia il complesso venne utilizzato come residenza privata dagli imperatori. In particolare, sappiamo che vi risiedette Antonino Pio e che qui furono educati i giovani principi Marco Aurelio e Lucio Vero.

Informazioni e prenotazioni per la visita guidata didattica per le scuole all'Antiquarium del Palatino (ingresso gratuito): compilare il form sotto.