LA CAPPELLA CONTARELLI A SAN LUIGI DEI FRANCESI - IL CICLO DI SAN MATTEO

La chiesa di San Luigi dei Francesi si trova accanto a Palazzo Madama nel rione Sant'Eustachio; è la chiesa nazionale dei francesi di Roma dal 1589.

La comunità francese di Roma alla fine del 1400 acquistò alcuni terreni appartenenti all'abbazia di Farfa, per edificarvi una grandiosa chiesa nazionale.

I lavori furono condotti da Domenico Fontana su progetti di Giacomo Della Porta, grazie ai finanziamenti di Caterina de' Medici; la chiesa fu consacrata l'8 ottobre 1589. Nel 1749 l'interno fu rielaborato sotto il progetto dell'architetto francese Antoine Dérizet; i lavori terminarono nel 1764.

Sebbene ufficialmente dedicata alla Vergine Maria, a San Dionigi l'Areopagita e al re di Francia San Luigi IX, essa è nota con il semplice nome di "San Luigi dei Francesi". Sin dall'origine fu considerata parrocchia per i cittadini francesi residenti a Roma; è anche sede del titolo cardinalizio di San Luigi dei Francesi.

Al termine della navata sinistra, la chiesa ospita la celeberrima Cappella Contarelli, acquistata dal cardinale Mathieu Cointrel (italianizzato Matteo Contarelli) nel 1565.

La commissione del ciclo pittorico con le Storie di San Matteo fu data inizialmente a Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino grazie all'interessamento del Cardinal Francesco Maria Del Monte, che aveva fornito precise indicazioni di carattere teologico e contenutistico sull'esecuzione dei dipinti. La commissione passò quindi a Michelangelo Merisi da Caravaggio, il quale dovette portare a compimento le tele ad olio tra il 1599 ed il 1602.

Al di sopra dell'altare è l'Ispirazione di San Matteo (o San Matteo con l'angelo), sul lato destro il Martirio di San Matteo, su quello sinistro la Vocazione di san Matteo.

PARETE CENTRALE SOPRA L'ALTARE: ISPIRAZIONE DI SAN MATTEO (OLIO SU TELA, 1602). Dopo aver dipinto tra il 1599 ed il 1600 le due tele laterali, Caravaggio fu richiamato a terminare la decorazione della Cappella con la pala centrale che raffigura San Matteo con l'Angelo, da collocare sopra l'altare. La prima versione del S. Matteo con l'Angelo, trasferita a Berlino nel 1915 e andata distrutta durante la seconda guerra mondiale, doveva sostituire un gruppo scultoreo di Jacob Cornelisz Cobaert che venne rifiutato nel 1602 da François Cointrel. Subito dopo il Contarelli si decise a dare l'incarico a Caravaggio, probabilmente con l'intermediazione del cardinal Francesco Maria Del Monte. La tela doveva essere terminata per la Pentecoste del 1602. Nel suo testamento, il cardinal Cointrel aveva stabilito che la pala d'altare doveva essere "alta palmi 17 e larga palmi 14 con San Matteo in sedia con un libro o, volume, come meglio parera', nel quale mostri o di scrivere o voler scrivere il vangelio et a canto a lui l'angelo in piedi maggior del naturale in atto che paia di ragionare o in altra attitudine".

La prima versione dell'opera del Caravaggio fu rifiutata perché il santo era presentato in modo eccessivamente realistico, come un rozzo contadino o popolano semianalfabeta, con le gambe nude accavallate, a cui l'angelo (dall'aspetto di un impertinente ragazzo di strada) guidava la mano nello scrivere il Vangelo. Si consideri che Vangelo di San Matteo ha una particolare rilevanza, in quanto è il primo Vangelo a testimoniare la vita di Cristo, antecedente a quello di Luca e di Marco e pertanto basilare per elaborare la Vulgata. È probabile, dunque, che fosse lo stesso Caravaggio a rendersi conto che la prima versione non era adeguata rispetto all'importanza e alla solennità della tematica che doveva raffigurare. Nella seconda e conclusiva versione, che ancora oggi possiamo ammirare al suo posto, San Matteo, affiancato da un angelo apparso dietro di lui, ha l'aspetto più chiaro e definito del saggio, dell'intellettuale, e scrive di suo pugno il testo, ispirato ma non più materialmente condotto per mano dall'angelo che si limita ad un gesto di sostegno o consiglio. L'unico accenno di realismo è la posa del protagonista, con la gamba in equilibrio su uno sgabello, quasi a voler ribadire l'iniziale incertezza su cosa scrivere. Qui, come è nella concezione cattolica avallata proprio in questo periodo dalla Controriforma, l'uomo deve adeguarsi alla volontà divina: l'angelo sembra calcolare con le dita i passi iniziali del Vangelo riassumendo a Matteo la genealogia divina di Cristo della casata di Davide. Il messaggio risulta chiaro e definito, ben aderente alle conclusioni sull'ispirazione divina dei Vangeli stabilite dal Concilio di Trento.

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